STEFANIA TOTARO
Cronaca

Bancarotta delle pizzerie Torna libero pure il marito

La catena “Donn’Angelin” non pagava contributi ai dipendenti, nè i fornitori per consentire ai titolari di fare la bella vita fra abbigliamento di lusso e viaggi

di Stefania Totaro

Dopo la moglie, torna in libertà con la richiesta di patteggiamento anche il gestore della fallita catena di pizzerie “Donn’Angelin”, dove non si pagavano i contributi né allo Stato né ai lavoratori e neppure i fornitori per fare la bella vita, tra viaggi mondani, un appartamento sfarzoso in affitto a Milano e un brand di abbigliamento femminile indossato da personaggi dello spettacolo come Isabella Ferrari, Elodie e Arisa. Severino Picone e Angela Stanzione hanno concordato col pm della Procura di Monza Rosario Ferracane rispettivamente la pena di 4 anni, 4 mesi e 15 giorni di reclusione e 4 anni e 3 mesi.

La madre della donna e un altro parente accusati di avere fatto da prestanomi come amministratori fittizi delle società hanno invece scelto di venire giudicati col rito abbreviato, mentre un quinto imputato di reati fiscali non ha scelto riti alternativi e ieri il pm ne ha chiesto il rinvio a giudizio all’udienza preliminare davanti al giudice del Tribunale di Monza Giovanni Gerosa, che ha rinviato al 30 novembre per la discussione dei riti abbreviati. La sentenza per tutti dovrebbe arrivare a gennaio 2022. Era il febbraio scorso quando la guardia di finanza di Monza ha eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare per il baratro finanziario di “Donn’Angelin” e ha sequestrato beni per oltre 1 milione e 200mila euro. In carcere erano finiti Severino Picone e Angela Stanzione, mentre ai domiciliari in Campania erano finiti la madre della donna e un altro prestanome. Poi le esigenze cautelari non sono state più ritenute sussistenti quindi a uno a uno, per ultimo recentemente Picone, sono stati rimessi in libertà. Le accuse sono bancarotta fraudolenta, evasione fiscale ed autoriciclaggio. L’operazione denominata dai finanzieri ‘Pret-a-Manger’ è nata da un’indagine sul fallimento della catena di pizzerie con sede a Lissone, Muggiò e Bresso.

Le fiamme gialle hanno scoperto un sistema di frode con cui gli arrestati, non versando i contributi allo Stato e neanche al personale che lavorava nelle pizzerie, distraevano i profitti, illecitamente riciclati e reinvestiti nel 2018 e 2019 in due società, una operante nel settore della moda e l’altra nel settore della ristorazione. La moglie di Picone gestiva la ‘Pycoch srl’, una società con sede a Lissone ma che agiva nel quadrilatero della moda a Milano e anche all’estero, titolare del marchio internazionale di moda ‘Albagìa’, sponsorizzato anche attraverso ignari personaggi dello spettacolo. Picone, invece, secondo gli inquirenti, stava per mettere in piedi un’altra catena di pizzerie dal nome ‘Nonn’Angelin’.