STEFANIA TOTARO
Cronaca

Bames, chiesti 40 milioni. Le parti civili vogliono i danni: "Era la gallina dalle uova d’oro"

"Avrebbero dovuto avere un comportamento più diligente per conservare il patrimonio societario". Ma la difesa si oppone: "Il piano di reindustrializzazione è stato in parte realizzato".

Bames, chiesti 40 milioni. Le parti civili vogliono i danni: "Era la gallina dalle uova d’oro"

Bames, chiesti 40 milioni. Le parti civili vogliono i danni: "Era la gallina dalle uova d’oro"

Per il fallimento della Bames chiesti al processo al Tribunale di Monza 40 milioni di risarcimento dei danni, con una provvisionale immediata di 5 milioni per ciascuno degli imputati e per i lavoratori 5mila euro ciascuno. Mentre in appello i fratelli Selene e Massimo Bartolini, condannati in primo grado col rito abbreviato a 4 anni e 8 mesi di reclusione, in appello patteggiamento per bancarotta da fraudolenta a semplice (reato estinto dalla prescrizione) e assoluzione per i reati fiscali.

Ieri è stata la volta delle parti civili al dibattimento per la società vimercatese, ex Ibm poi Celestica, fiore all’occhiello della Silicon Valley brianzola e finita invece per chiudere i battenti nel 2013 lasciando a casa 850 lavoratori. Il pm monzese Alessandro Pepè ha già chiesto pesanti condanne parlando di "dissipazioni e distrazioni dolose": 9 anni e 10 mesi per il patron Vittorio Romano Bartolini ritenuto l’amministratore di fatto della Bames, 8 anni per l’ex presidente di Celestica Italia Luca Bertazzini e per il manager omonimo Giuseppe Bartolini, 7 anni per i membri del collegio sindacale Riccardo Toscano, Angelo Interdonato e Salvatore Giugni e l’assoluzione dell’ex ceo di Telit, l’israeliano Cats Oozi. Per Interdonato e Giugni la curatela del fallimento ha revocato la parte civile dopo un accordo risarcitorio e ha deciso di non procedere contro Oozi. Secondo l’avvocato di parte civile Giulio Tagliabue, gli imputati avrebbero dovuto avere "un comportamento più diligente per conservare il patrimonio della società".

Il legale ha ammesso che "una delle ragioni di fondo della riconversione era salvare 850 dipendenti e le loro famiglie" ma "andavano tutelati anche i creditori". Invece si è assistito a "dazioni di denaro a senso unico perché Bames era la gallina dalle uova d’oro grazie al patrimonio immobiliare lasciato da Celestica che aveva deciso di andarsene perché il costo del lavoro era diventato troppo alto".

Di senso contrario i difensori degli imputati. "Gli argomenti di accusa e parte civile sono suggestivi ma tecnicamente non corretti - ha dichiarato l’avvocato Fabio Schembri, legale di Toscano e Interdonato - Si è addirittura parlato di operazioni dolose che hanno portato al dissesto della società, di falso in bilancio che non è nemmeno contestato. L’obiettivo del piano di reindustrializzazione è stato invece in parte realizzato e l’eventuale contestazione di atti imprudenti non comporta la bancarotta fraudolenta". Il collegamento è con l’uscita di scena in appello dei fratelli Bartolini. Si torna in aula a dicembre.