Asfalti Brianza va alla sbarra

A gennaio il processo per gestione illecita dei rifiuti. I comuni di Concorezzo, Agrate e Monza parti civili

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di Barbara Calderola

Asfalti Brianza alla sbarra, tre comuni, Concorezzo, Agrate e Monza, si costituiscono parte civile. Il processo per gestione illecita dei rifiuti comincerà il 25 gennaio.

Un grosso cumulo di immondizia svetta ancora all’interno del perimetro aziendale, nonostante l’attività sia bloccata dal 5 luglio 2020. La battaglia contro il bitumificio al confine di quattro centri - c’è anche Brugherio - finisce in tribunale.

"Non poteva che andare così dopo tutti i guai che abbiamo passato – dice il sindaco Mauro Capitanio –. Ho sempre avuto un atteggiamento pragmatico su questa vicenda, ma deve essere chiaro che non si possono violare le regole. Non dimenticherò mai le serate trascorse a casa di cittadini che mi invitavano a mangiare un piatto di pasta per farmi capire cosa significava convivere con la puzza e il bruciore agli occhi e alla gola".

Non sono mancati neppure i sopralluoghi notturni, "alle 3, per verificare che la produzione non fosse ripresa dopo lo stop della Provincia". Migliaia di segnalazioni, i centralini del Comune presi d’assalto dalle famiglie che chiedevano una soluzione e il tavolo della prefettura.

Risultato: "Una battaglia doverosa per tutelare centinaia di brianzoli costretti a rinunciare alla qualità della vita, che ha paralizzato il Municipio per un anno. Noi a Concorezzo abbiamo 80 dipendenti e sono stati tutti impegnati sul problema. È una delle ragioni che ci hanno portato in aula". All’origine del burrascoso rapporto fra l’impianto sulla Provinciale Milano-Imbersago e quattro comunità, gli odoracci, ma soprattutto la natura dell’olezzo. Il timore di rischi per la salute ha innescato la protesta che ha portato le istituzioni a un duello con l’impresa a colpi di relazioni tecniche e misure di prevenzione "per riportare il dossier nel solco della legalità", ricorda il primo cittadino. Arpa e Ats avevano consegnato un parere, "la zona va monitorata perché è inquinata", ma il nesso di causalità fra valori fuori norma e il bitumificio era tutto da provare, nell’area infatti ci sono altri stabilimenti. Era il 2014 quando Comuni e comitati hanno cominciato a battersi contro il fetore di gomma bruciata, così l’hanno sempre descritto gli abitanti del quadrilatero infestato alle prese con il timore che dietro le puzze ci fosse sostanze cancerogene: "Escluse – conclude Capitanio – non invece i danni all’ecosistema che le aziende sono tenute a rispettare".