STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, mafioso all’ergastolo trafficava armi e bazooka durante i permessi premio

Salvatore Cascino è stato condannato per omicidio aggravato ed associazione mafiosa nell’inchiesta in cui erano imputate 23 persone legate alla mafia

Cascino commerciava L'illecito commercio di mitragliette UZI, fucili da assalto AK47, Colt M16, bazooka e bombe a mano MK2 (foto d'archivio)

Monza, 27 Giugno 2023 - È stato condannato all'ergastolo nel 2000 per omicidio aggravato ed associazione mafiosa dalla Corte di assise di Caltanissetta Salvatore Cascino, l'uomo di Mazzarino detenuto nel carcere di Monza che approfittava di periodici permessi premio per fare da intermediatore per la vendita di armi da fuoco comuni e da guerra.

L'illecito commercio di mitragliette UZI, fucili da assalto AK47, Colt M16, pistole Glock e Beretta, nonché bazooka e bombe a mano MK2 “ananas” è stato scoperto dai Carabinieri di Monza – coordinati dalla DDA di Milano – che hanno disarticolato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico nazionale ed internazionale di sostanze stupefacenti ed armi, riciclaggio e autoriciclaggio.

Cascino era tra i 23 imputati, tra cui quattro fratelli, accusati a vario titolo di mafia, otto omicidi e quattro tentativi di omicidio, avvenuti nei territori di Riesi e Mazzarino tra il 1985 e il 1991 nell'ambito di una feroce guerra tra gli ''stiddari'' e ''Cosa nostra'' per il controllo del territorio.

Godeva invece, secondo l'accusa, della complicità e del supporto di appartenenti ad una nota famiglia di ‘ndrangheta da tempo operante anche in Lombardia, i Bellocco di Rosarno, il commerciante di auto usate di Cusano Milanino che avrebbe operato come broker gestendo l’ingresso e la commercializzazione di enormi quantitativi di droga nel territorio nazionale, venduta all’ingrosso per poi essere smerciata sulle piazze di spaccio di Quarto Oggiaro, Cinisello Balsamo e Monza.

Trenta le persone (26 di nazionalità italiana e 4 marocchina) destinatarie di misura cautelare dalle prime ore dell’alba di oggi, nelle province di Monza Brianza, Milano, Como, Pavia, Reggio Calabria, Catanzaro, Messina, Palermo, Trieste e Udine, da parte degli uomini del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Monza Brianza e dei comandi Arma territorialmente competenti. Lo stupefacente proveniva dal Sud America (prevalentemente dall’Ecuador) e dalla Spagna ed approdava celato nei container nel porto calabrese di Gioia Tauro per giungere in buona parte a Milano.

L’inchiesta ha consentito di ricostruire innumerevoli compravendite di stupefacenti per un totale di 3.051 kg di hashish (del valore alla vendita di circa 12 milioni di euro) e 374 kg cocaina (del valore alla vendita di circa 11 milioni di euro). Decisiva per le indagini la possibilità di decriptare i mezzi di comunicazione con cui gli indagati, convinti che i loro telefoni fossero “sicuri”, comunicavano tra loro in forma esplicita, condividendo fotografie dei pacchi di droga e delle armi trafficate, dettagli di occultamento nei container e contrattando attraverso la messaggistica i prezzi delle vendite.

Parte degli ingenti guadagni del traffico di droga, secondo gli inquirenti, venivano reinvestiti in orologi di lusso presso una nota gioielleria del centro di Milano, beni immobili residenziali, attività commerciali, oltre che per l’acquisto di nuovi carichi di droga.