
Chiara Mariani, rinata anche grazie all’amore della sua cagnolina
MONZA – L’ultima sfida l’ha già vinta: riuscire a pubblicare il suo libro grazie a una raccolta fondi col sistema del crowfunding. In 48 ore Chiara Mariani ha superato gli obiettivi previsti dalla maratona delle prenotazioni online, assicurandosi che “Marzo, Tempo di Rinascita” uscirà.
Ma c’è una sfida ben più importante che ha dovuto affrontare per lunghi anni, quella dell’anoressia. Oggi Chiara, 24 anni, una laurea in Scienze dei servizi giuridici all’Università Bicocca, un master quasi terminato in Comunicazione per le industrie creative e mille altri impegni, ha deciso di raccontare la sua odissea in un libro-diario per metterla al servizio di tante altre ragazze e di tanti ragazzi che si sentono soli nell’affrontare una malattia che li divora. E per ricordare a tutti che ci si può rialzare.
Come è nato il libro?
“Il libro è nato come diario terapeutico, un’autobiografia con racconti e poesie. Si parte dal periodo buio, quello dell’ossessione per l’immagine corporea, il peso, per arrivare alla rinascita. Scrivere è stato per me un atto di coraggio, un modo per trasformare il dolore in speranza e dare voce a chi si sente intrappolato nel silenzio. Oggi so che ogni passo, anche il più incerto, può condurre verso la luce. Spero che le mie parole possano ispirare chi le leggerà a ritrovare il coraggio, la bellezza e la forza che si nascondono dietro ogni ferita”.
Come si scivola in questo tunnel?
“La malattia mi ha sottratto dieci anni di vita. Ho iniziato a 12 anni, tutto è nato da una specie di fioretto, per cominciare a mangiare sempre di meno. In realtà mi sono sempre sentita sbagliata: alle medie ero più alta e più sviluppata delle mie compagne e mi sentivo a disagio. Ci sono idee e informazioni fuorvianti su cosa siano i disturbi alimentari. Non è una questione superficiale, non sono i capricci di chi sogna di fare la modella. Sotto c’è una grande sofferenza interiore. Ogni volta che qualcuno mi diceva di mangiare perché al mondo c’è chi muore di fame per me era una coltellata”.
Il Covid ha peggiorato la situazione...
“Il Covid ha creato tanti problemi ai ragazzi. Si stava tanto tempo in casa, perdendo il contatto con gli altri, diventando ogni giorno più tristi e depressi. Per me questo ha coinciso con l’ossessione per lo sport. Sono stata ricoverata tre mesi a Parma: in questo periodo ho potuto vedere i miei genitori solo due volte, una dalla finestra e l’altra dal vivo. Lì ho sviluppato un senso dell’abbandono sul quale sto lavorando ancora adesso”.
E allora, come ci sia rialza?
“Ho paura a dire che ne sono pienamente uscita, ma penso di essere sulla buona strada. Con questo libro mi rivolgo a chi vive questa sofferenza e ai genitori, aiutandoli a sentirsi meno soli. Il mio primo consiglio è quello di rivolgersi agli esperti. All’inizio si fa fatica ad accettare di avere un problema”.
Quanto è importante chiedere aiuto?
“Chiedere aiuto non significa essere fragili o deboli, ma accettare la propria vulnerabilità. La fragilità è una parte bellissima di ogni essere umano. Imparare a volersi bene, a prendersi cura di sé, è il primo passo per affrontare qualsiasi difficoltà. Solo attraverso il chiedere aiuto, a qualcuno che ti capisce, è possibile uscirne. Tante volte ci diciamo: “Sono sicura di farcela da sola, ce la metto tutta“. L’ho pensato anch’io, ci ho provato, ma ho capito che non basta. Combatti contro i tuoi mostri interiori, e anche se ti sforzi, la tua mente ti spinge verso il basso. A volte, riconoscere che da soli non ce la facciamo è un atto di forza, non di debolezza. Ed è proprio nel momento in cui accettiamo di chiedere aiuto che iniziamo a fare davvero il primo passo per superare la difficoltà”.
C’è una data simbolica in cui è ripartito tutto?
“L’arrivo in casa della mia cagnolina mi ha aiutata a riprendere a mangiare. E poi il teatro mi ha aiutata tanto. Oggi frequento la scuola di alta formazione professionale di teatro di gabriele Cirilli all’Aquila. Il teatro mi ha permesso di riconnettermi con me stessa e con tutto ciò che mi sta attorno. All’inizio ero nel panico”.
Come vive oggi Chiara il rapporto con la bilancia?
“Mi sono trasferita da Monza a Milano, dove vivo da sola. Non ho più una bilancia dove pesarmi o dove pesare gli alimenti. Sto cercando di accogliere tutto ciò che mi arriva, dalla cena all’aperitivo con gli amici. Passo dopo passo. E poi vorrei mettere la mia esperienza a disposizione degli altri. Diverse associazioni mi hanno chiesto di raccontare la mia esperienza. A marzo sarò in diretta su Instagram con Giorgia Bellini e l’associazione Corabea, che si occupa della cura dei disturbi alimentari. Dalla pubblicazione del libro riceverò una piccolissima percentuale, il 10 per cento, che vorrei mettere a disposizione di questa battaglia”.