BARBARA APICELLA
Cronaca

Anoressia, a Monza malati già alle materne

“Le emozioni nel piatto“, un progetto pilota nazionale per educare i più piccoli a un rapporto sano col cibo

In Brianza un centinaio di nuovi casi di anoressia ogni anno

Monza, 27 novembre 2019 - Il rapporto sano con il cibo inizia all’asilo. Ma è già dalla scuola dell’infanzia che si scatenano i primi casi di disturbi del comportamento alimentare. Come quello di un bambino di tre anni ricoverato per anoressia nella Neuropsichiatria infantile del San Gerardo e che ha portato Laura Fumagalli a istituire il Fondo per l’anoressia famiglia Peppino Fumagalli. Un progetto pilota a livello nazionale con l’obiettivo di educare a un rapporto sano con il cibo fin dalla scuola materna.

Il progetto, che si intitola “Le emozioni nel piatto“, ha visto la partecipazione dei bambini dell’Istituto comprensivo Paccini di Sovico, coinvolgendo 129 alunni della scuola dell’infanzia e 15 insegnanti (di cui 5 di sostegno). Proseguirà anche alla scuola elementare, con particolari schede didattiche, dove i bambini impareranno nozioni sul cibo, sulla sua produzione, sul consumo e sull’importanza di non sprecarlo. La presentazione ieri sera alla Residenza San Pietro, dopo due anni di intenso lavoro. Un progetto ormai collaudato che può essere ripetuto in tutte le scuole dell’infanzia e primarie d’Italia, che ha visto, nella fase progettuale, anche il coinvolgimento degli studenti del liceo artistico Modigliani di Giussano e dell’Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci di Carate. Laura Fumagalli spera che “Le emozioni nel piatto“ possano essere servite in molte scuole. "Mio papà era rimasto sconvolto dalla morte della figlia di un amico a causa dell’anoressia - racconta -. Voleva fare qualcosa per queste ragazze e dopo la sua morte ho deciso di rispolverare questo antico sogno".

a qui la nascita della Fondazione e la convinzione che i ragazzi dovessero essere educati a un corretto rapporto con il cibo, che non solo è un mezzo di nutrimento, ma è legato alle emozioni. "Il mio primo giorno di volontariato in Neuropsichiatria infantile incappai in una ragazza scheletrica che gridava perché le avevano fatto mangiare un’arancia - prosegue -. Sono dovuti intervenire sei infermieri per fermarla e sedarla. Volti che Laura Fumagalli in questi anni ha più volte incontrato. "Sono ragazze bellissime e molto intelligenti - prosegue - Con occhi grandi che emergono dai visi scavati dalla malattia".  Una malattia che colpisce già in tenera età e che, tra gli adolescenti, è una delle prime cause di morte. Come ha ricordato la dottoressa Renata Nacinovic, direttrice della Clinica di Neuropsichiatria infantile del San Gerardo. "La prevenzione è fondamentale - spiega nella videointervista sul sito del progetto -. Bisogna aiutare i bambini ad avere un rapporto più positivo con il cibo. Da noi arrivano anche bambini piccoli che già presentano disturbi del comportamento alimentare. È importante uscire dall’ospedale per parlare con famiglie e insegnanti.

Il progetto, che si è sviluppato nel corso dei due precedenti anni scolastici, propone giochi e laboratori per stimolare la conoscenza di se stessi e dei cinque sensi. "Al centro viene messo il bambino - spiega nella videointervista Maddalena Cassinari, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Paccini -. Hanno sperimentato il gusto assaggiando cibi diversi, hanno lavorato sui colori realizzando un murale con le impronte colorate dei loro piedini, hanno imparato a conoscere attraverso la vista e a sentire il battito del proprio cuore o lo scrocchio del cibo".  I piccoli si sono improvvisasti anche contadini, hanno vissuto l’esperienza della condivisione di una corretta colazione consumata insieme all’asilo seguita poi dal rito dell’igi