ALESSANDRO SALEMI
Cronaca

Alpinisti di città. La vetta dei 125 anni per il Cai Monza: "Passione di roccia"

Le Prealpi sono all’orizzonte, ma la montagna è nel cuore di mille soci. Nella sede di via Rosmini le foto di Bonatti e la palestra del futuro.

Alpinisti di città. La vetta dei 125 anni per il Cai Monza: "Passione di roccia"

Il Cai di Monza raggiunge la vetta dei 125 anni. Un traguardo che rende la sezione monzese una delle più antiche d’Italia, considerando che il Cai a livello nazionale è stato fondato nel 1863 a Torino, con l’obiettivo di promuovere la montagna e le attività ad essa legate e di essere un riferimento per alpinisti e appassionati delle vette. Sono tanti, da sempre, gli amanti della montagna in una città che - epicentro della Brianza -, ha sempre sentito su di sé il respiro delle Prealpi. Non sorprende dunque che alla festa per il 125° anniversario, alla nuova sede del Cai Monza di via Rosmini, non si riuscisse a camminare da quante persone ci fossero (circa 300 i soci presenti), tra cui gli alpinisti Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo - i cosiddetti Ragni di Lecco - che hanno condiviso le loro esperienze alpine da protagonisti su alcune delle montagne più affascinanti e pericolose del mondo, dall’Himalaya alla Patagonia. Il momento è stato anche l’occasione per fare il punto sul futuro della sezione monzese del club alpino. Si avvicina infatti l’approvazione da parte del Comune del progetto di ampliamento del Cai, che prevede la costruzione di una palestra di arrampicata di 3mila metri quadri (sarebbe una delle più grandi dell’area nord di Milano), e una torre esterna alta 40 metri.

Incontri tra la giunta comunale e la società Asa climbing, che gestirà la struttura, stanno definendo gli ultimi dettagli, mentre dal Cda del Cai Monza si freme per ciò che le nuove costruzioni potranno significare. "Sappiamo quanto l’arrampicata sia un’attività sportiva di grandissimo richiamo oggi – commenta Mario Cossa, vicepresidente del Cai Monza –, in particolare per i giovani. Per noi poter fare i corsi che proponiamo direttamente nella nostra sede sarebbe un grandissimo valore aggiunto e la possibilità di migliorare ulteriormente il trend di crescita di iscritti degli ultimi 2-3 anni". Il Cai monzese - a cui fanno capo anche le sottosezioni di San Fruttuoso, Bellusco e la Sam (Società alpinisti monzesi) - conta ad oggi quasi mille iscritti. Un dato che rappresenta una ripresa dopo il tracollo degli anni del Covid.

"Prima della pandemia siamo stati tra i 1.200 e i 1.300 – chiarisce Cossa –, ma ora stiamo recuperando". Ad essere di forte richiamo per i nuovi arrivi sono soprattutto i corsi di sport alpino che l’associazione propone: alpinismo, scialpinismo, escursionismo e mountain bike. Tutto insegnato e gestito con grande perizia e competenza, frutto di un’esperienza secolare. Entrando nella sede di via Rosmini, alle pareti si possono ammirare le foto storiche delle montagne scalate, dei migliori alpinisti monzesi e dei rifugi più importanti della sezione. Tra loro è impossibile non notare l’immagine di Walter Bonatti (nella foto), uno dei più grandi alpinisti della storia, bergamasco di nascita e monzese d’adozione, essendo cresciuto nel capoluogo brianzolo e avendo iniziato la sua attività sportiva come ginnasta alla Forti e Liberi e come alpinista nel gruppo locale dei “Pell e Oss“. Soprannominato “il re delle Alpi“, Bonatti oltre che valentissimo alpinista, fu guida alpina e autore di libri e reportage nelle regioni più impervie del mondo. Accanto alla sua, le foto di altre imprese, di cui molte condivise con i gruppi dei “Pell e Oss“ e degli “Amici della montagna“. E poi immagini di rifugi e scalate sull’arco prealpino e alpino, simbolo di una storia che a Monza è iniziata il 9 aprile 1899, fin da subito nel segno dell’ambizione. Nella relazione di fondazione riportata ne “La Rivista mensile del Club alpino italiano“ del 30 aprile 1899 si legge: "La nuova sezione del Cai che oggi conta ben 131 soci calcola grandemente sulla cooperazione dei suoi membri appassionati per l’alpinismo, per sviluppare il meglio possibile il programma prefissosi sulla scorta di quello della potente istituzione italiana“.