
di Martino Agostoni
Dopo oltre un secolo i capannoni industriali della Tessitura Pastori e Casanova non esistono più. Ieri della fabbrica aperta a Monza nel 1883 restava in piedi solo il vecchio portone in ferro affacciato su via Dante mentre all’interno dell’area di oltre 20mila metri quadrati, che si sviluppa anche lungo via Grossi, tutto è stato raso al suolo e grossi macchinari erano al lavoro per rimuovere le macerie. La fine di marzo è il tempo dato dal Comune alla proprietà dell’ex fabbrica, la società immobiliare Edilcentro srl, per eseguire gli interventi di messa in sicurezza dell’area, un sito industriale talmente compromesso dopo decenni di chiusura e abbandono per cui l’unica soluzione individuata per scongiurare rischi di crollo è stata la demolizione.
Da fine febbraio sono in corso i lavori per la messa in sicurezza della zona, un intervento iniziato transennando il perimetro dei vecchi capannoni tra via Grossi e Dante dopo che si era verificata una nuova caduta di calcinacci e detriti sul marciapiede. Un episodio limitato, senza danni a persone o auto in sosta, ma ennesimo segnale delle condizioni precarie della struttura dove, lo scorso agosto, invece c’era stato un grosso crollo quando cedette una porzione di 500 metri quadrati del tetto interno ancora realizzato con travi di legno. La demolizione non è totale, ma riguarda solo le parti non sottoposte a vincolo di tutela. In particolare viene preservato il “padiglione Nervi”, esempio di architettura industriale attribuito a un allievo di Pier Luigi Nervi la cui caratteristica volta a botte, da ieri si riesce a intravedere da via Dante.