Giovani, famiglie e amici, dalla Brianza, da Cremona e Piacenza, tutti pazzi per la Monaca di Monza. È stato vincente l’aggancio letterario con i Promessi sposi con cui la Delegazione Fai di Monza ha presentato ieri la Chiesa di San Maurizio (un tempo chiesa di Santa Margherita, da cui il nome della piazzetta). Lungo tutta la giornata si sono susseguiti gruppi di una trentina di persone per la visita con narrazione di alcuni passi del romanzo. Fin dall’ingresso Ester Bossi, narratrice volontaria, ha affascinato i suoi ascoltatori illustrando la facciata settecentesca in cotto e marmo, ma soprattutto tratteggiando la vita monzese: i ragazzi giocavano a pallone in piazzetta e lo buttavano al di là del muro del convento di clausura e la “grida“, cioè l’ordinanza del sindaco che vietava il “giuoco della balla“ nella piazzetta. Entrando, vengono raccontati gli affreschi di Carlo Innocenzo Carloni, ma colpisce ancor di più la storia di Marianna, costretta alla clausura forzata, come molte figlie della Milano bene. "Non erano tempi facili per le donne" osserva un signore. "Le figlie femmine erano solo bocche da sfamare anche per le famiglie agiate" fa osservare la narratrice. Lorenzo, 13 anni, fa la terza media: "abbiamo letto i Promessi sposi in classe - spiega - e così mi è venuta la curiosità di vedere la chiesa e poterne sapere di più circa il convento". La curiosità può essere soddisfatta solo con l’immaginazione e una piantina mostrata dall’architetto Romana Valtorta (delegata Fai ambiente), perché il convento venne demolito nel 1957 per costruire il condominio adiacente alla chiesa. All’interno Ester invita a osservare la grata dietro cui si estendeva il convento e poi le lesene più pronunciate, ultimo avamposto del muro che divideva la parte pubblica della chiesa da quella riservata alle suore di clausura in cui campeggiano i dipinti di Santa Marcherita, Caterina, Cecilia e Barbara martiri ed esempi virtuosi. Dall’altra parte le pale del Martirio di San Maurizio, della Madonna e del Purgatorio, svolgono funzione educativ. "11 novembre 1628, un sabato - comincia la narratrice - Lucia, Renzo e Agnese scappano da Lecco verso Monza, si recano prima al convento dei cappuccini. Il padre guardiano, amico di Fra’ Cristiforo, li guida verso il Convento della “Signora“. Il racconto prende vita, mentre i visitatori guardano gli stessi affreschi che vedeva Marianna, divenuta suor Maria Virginia. La storia dei personaggi reali Virginia De Lejva e il padre guardiano dei Cappuccini si intreccia con la finzione manzoniana dell’incontro tra Gertrude (così Manzoni chiama la monaca) e Lucia: "la signora era di una bellezza sbattuta e scomposta, dal vestire studiato e negletto" racconta Manzoni.
Il romanzo fa affiorare ricordi di scuola sopiti: "ho letto i Promessi sposi alle medie e al liceo - ricorda la signora Tiziana - andavo all’oratorio alle Misericordine e venivamo in chiesa a San Maurizio. Ma in 50 anni è tristemente cambiata" ammette guardando l’umidità che deturpa gli affreschi. Tante le domande sull’antico convento, sulla ruota degli esposti, sul destino di Virginia e della figlia illegittima. "Abito a Monza da 6 anni - racconta Giuliano Zamboni - e ho letto la biografia della monaca di Monza. Passo spesso qui davanti, ma non ero mai entrato". Per la nuova campagna de “I Luoghi del Cuore“, la Delegazione Fai di Monza ha deciso di sostenere la Chiesa di San Maurizio, per cui è stato creato un comitato per ottenere un supporto economico per il restauro.