
Papu Gomez, Atalanta
Bergamo, 26 aprile 2020. “Volevo giocare in una big e ci sono riuscito perché l’Atalanta è una big”. Parole e pensieri del capitano nerazzurro Alejandro Gomez.
Che ogni giorno, per rompere la noia della quarantena, in attesa di tornare ad allacciare gli scarpini (“Sarebbe bello poter tornare a giocare anche senza pubblico. Non è il massimo, ma sarebbe almeno un segnale di miglioramento”) esterna a 360 gradi attraverso i suoi canali social, con lunghe dirette su Instagram. “Da giovane avevo sempre il pensiero di arrivare in una big, poi mi sono reso conto che potevo far diventare l’Atalanta una big insieme a compagni, mister e società. Dal giorno che mi sono proposto di fare questo, ho deciso di rimanere qui”, ha raccontato ai followers il Papu. Ricordando il suo percorso non sempre semplicissimo.
Dall’apporto al Catania con un giovane Diego Simeone in panchina (“E’ stato uno degli allenatori più importanti della mia carriera. E’ stato un peccato non averlo sfruttato tantissimo perché ero giovane”) alla non facile esperienza in Ucraina, con il Metalist, con lo scoppio della guerra con la Russia e il rientro precipitoso in Italia, con l’approdo a Bergamo (“Sono arrivato in un momento buio perché avevo qualche problema fisico, la situazione in Ucraina non era bella, mi ero allenato per tre mesi da solo in Argentina e l’ultimo giorno di mercato venni ingaggiato dall’Atalanta dopo tante trattative”) nell’ultimo giorno di mercato.
Fino al sogno Champions, un sogno interrotto dalla pandemia. “Adesso bisogna ripartire da capo, ma abbiamo preso consapevolezza dei nostri mezzi. Nelle prime tre partite non riuscivamo a esprimerci al 100%. Allora abbiamo iniziato con il 110% capendo che potevamo farcela e abbiamo vinto quattro gare consecutive. Alla faccia di chi diceva che non potevamo giocare in Europa…”. Chiosa sul suo futuro, che auspica sia a Bergamo. Ma senza giurare amore eterno alla Dea, perché nel calcio può accadere di tutto.“Non ho mai baciato nessuna maglia, nemmeno quella dell'Atalanta in più di 200 partite. Nel calcio può cambiare tutto da un giorno all'altro. Un domani magari litighi col presidente o l'allenatore, oppure ci sono altri motivi, e te ne devi andare. Ai ragazzi dico sempre di non promettere amore e di non baciare mai la maglia di turno: io non l'ho mai fatto, io ho promesso amore eterno solo a mia moglie Linda”. Parola del Papu!