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"Ti ascolto gratis". Così Raffaele dialoga con la città che si racconta

Da due anni Raffaele Panfili, ex studente 26enne della Cattolica di Milano, passa il suo tempo ad ascoltare le storie dei passanti. Ma ci tiene a precisare: "Solo un passatempo, nessun valore etico o terapeutico".

Raffaele Panfili

Milano, 03 ottobre 2015 - Si siede su una panchina, o se capita sul bordo di un marciapiede. Fissa i passanti, scruta migliaia di vite che scorrono. Poi ascolta i racconti degli altri. Lo fa gratuitamente, senza alcun impegno. Solo per passatempo. Raffaele Panfili è un ex studente 26enne dell'università Cattolica di Milano, città nella quale vive da anni. Da qualche tempo si dedica all'attività di "confessore" di frammenti di vita e segreti altrui. Stranieri e anziani sono tra i suoi "clienti" più affezionati, ma non solo.  L'idea nasce nel 2013 con il progetto "Ti ascolto gratis", mutuato dalla singolare iniziativa di un barbone di Berlino che pare raccogliesse soldi in cambio della sua attività di ascolto dei passanti. E così, anche Raffaele decide di fare lo stesso: "La mia attività non ha alcun valore terapeutico o religioso, ma è solo un passatempoun'occasione per conoscere nuove persone ed entrare in contatto con realtà diverse senza vincoli come la pudicizia o l'imbarazzo". Eppure, all'inizio aveva manifestato qualche ritrosia: "Non sapevo bene né cosa stessi facendo né come farlo. Ho provato addirittura indossando una maschera di Venezia. Poi ho preso maggior confidenza e ho stabilito delle regole".

Alle sue orecchie, ormai allenate, sono arrivati racconti di ogni tipo, dai problemi coniugali agli sfoghi di noia, senza tralasciare argomenti più elevati come politica, razzismo e religione. "Ma in realtà si parla solo di noi - spiega - molti per un consiglio, altri solo per fare amicizia. É comunque divertente". Chi vede il cartello "Ti ascolto gratis" solitamente ha tre reazioni"Mi prendono per stupido o per santo, oppure hanno sincera curiosità sulle mie motivazioni. Preponderante è la repulsione per la mia proposta, che genera diffidenza perché molti non afferrano il perché e non riescono a entrare nel gioco". 

"Anche nei momenti più bui ognuno di noi conserva in sé l'energia e la forza per tendere alla riconciliazione, con sé stessi e con il mondo". Di brutte vicende ne ha sentite efatte proprie, notando "il senso di inadeguatezza per moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione che produce le incertezze sul come vivere il lavoro, la famiglia e i rapporti in generale", riscoprendo "aspetti una volta reputati scontati". Partita per gioco, l'idea si è rivelata, forse in parte inaspettatamente, "un'ottima occasione non solo per tirare le somme di ciò che si ha, ma per esplorare il mondo delle possibilità, di ciò che si può ancora avere".