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A casa di Parisi: colazione con caffè. Romanzi e film on line. Musica? Da Mozart a Mina

Il candidato sindaco apre la sua casa al «Giorno». La politica resta fuori: il candidato sindaco rivela hobby, passioni e abitudini personali di MASSIMILIANO MINGOIA

Stefano Parisi, candidato sindaco di Milano

Milano, 17 maggio 2016 - Niente politica, niente elezioni comunali, almeno per qualche minuto. Stefano Parisi apre la sua casa in zona Brera al Giorno per parlare della sue abitudini quotidiane. Da cittadino, non da candidato sindaco. In salotto si notano i libri di Gabriele Albertini e Matteo Salvini. In cucina campeggia la stampa della bandiera americana, la «Flag» di Jasper Johns conservata al Moma di New York.

Stefano Parisi quando si alza la mattina beve caffè o the? «Caffè tutta la vita».

Meglio moka o cialde? «Oggettivamente viene meglio con le cialde. Ma vuoi mettere il profumo che si diffonde nella cucina quando esce il caffè dalla moka? Il leggero borbottio della caffettiera? Fa pregustare il piacere che assaporerai subito dopo».A2_WEB

Cosa non può mai mancare nel suo frigorifero? «Frutta fresca. E parmigiano».

Fa la spesa ogni tanto? «Di solito sì, e mi piace scegliere. Posso dire che me ne intendo. In questo periodo, onestamente, non ho tempo. Ma sto girando molti mercati e ogni tanto do buoni consigli alle signore su prezzi e qualità dei prodotti».

Qual è il suo piatto preferito? «Da quando ho scoperto il risotto alla milanese, fatto come si fa davvero a Milano, ho messo da parte la carbonara della mia gioventù».

Sa cucinare? «Onestamente? Il necessario per sopravvivere, quando Anita (la moglie, ndr) non c’è».

Quale piatto le viene meglio? «A quanto pare, la pappa per Mirò. È l’unico in famiglia che assaggia volentieri i miei piatti (Mirò è un volpino trovatello che Parisi ha recuperato in Maremma, ndr)».

Beve vino? «Sì, un bicchiere di vino lo bevo con piacere, la sera. Bevo poco, ma cerco di essere attento alla qualità. Preferisco un buon rosso».

Ha tempo di leggere libri? «No, ma lo trovo. È una delle cose alle quali non si può rinunciare».

Preferisce romanzi o saggi? «Romanzi. Ma la distinzione è un po’ artificiale. Un romanzo importante contiene più idee di un saggio. Solo in Italia c’è l’idea che un saggio debba essere una lettura noiosa. I grandi intellettuali scrivono in modo semplice e piacevole anche di argomenti complessi».

Il libro della vita? «Se questo è un uomo di Primo Levi, Viaggio alla fine del Millennio di Abraham Yehoshua, Il Barone Rampante di Italo Calvino».

A1_WEBIl libro ora sul comodino? «In questo periodo ho bisogno di rilassarmi. Un giallo di Joe Lansdale, del ciclo di Hap e Leonard».

Film: va al cinema o li guarda solo in tv? «Né l’uno né l’altro. Le ricordo che ho fondato la prima azienda italiana che diffonde film on demand in Rete, che ognuno può scaricarsi comodamente sul pc e guardare quando vuole. Secondo lei come guardo i film?».

Il film che ha riguardato più volte? «Visto più volte forse Casablanca. Il più amato Schindler’s List».

L’attore preferito? «Jack Nicholson. Fra gli italiani, Marcello Mastroianni».

Il regista preferito? «Woody Allen. Fra gli italiani, Vittorio De Sica».

Che tipo di musica le piace? «Faccio fatica a rispondere. Amo troppo la buona musica per fare una scelta netta. Mi piacciono Bach, Mahler, Louis Armstrong, Edith Piaf, Mina, che è legata ai momenti più belli della mia vita, Simon & Garfunkel, i Queen, Vasco Rossi, Lucio Battisti, i Pink Floyd, Amy Winehouse. Dipende dai momenti e dall’umore».

Quali sono i tre dischi che non si stanca di riascoltare? «The sound of silence di Simon & Garfunkel, Almeno tu nell’universo di Mia Martini, la Patetica di Beethoven. Mi piace spaziare».

Il musicista del cuore? «Difficilissimo rispondere. Forse Mozart».

Lei tifa Roma: qual è il suo calciatore preferito? «C’è un solo Capitano: Francesco Totti, ovviamente!»

Quali sono i suoi hobby? «La bicicletta, e la corsa».

Cosa le piace fare di più con sua moglie e le sue due figlie? «Tante cose, anche solo chiacchierare. Sembra banale, ma è una cosa che la gente sta disimparando a fare. Parlare davvero, intendo, a fondo, con calma, di se stessi, non scambiarsi una battuta o una notizia al volo, mentre si esce di casa o si manda un messaggio al cellulare».

Un suo amico che non conosce la città viene a Milano: dove lo porta come prima tappa del giro? «È troppo facile rispondere: a vedere la nuova Milano del XXI secolo, dei grattacieli di Porta Nuova e di quelli che stanno costruendo nell’area della vecchia Fiera. Perché ho l’orgoglio di aver fatto parte – con Gabriele Albertini – della squadra che ha fatto nascere quella parte della città». massimiliano.mingoia@ilgiorno.net