Giorgia Meloni in piazza Duomo a Milano: "La sinistra? Costruisce il mostro"

La leader di Fratelli d'Italia: "Siamo in una campagna elettorale molto violenta da parte dei nostri avversari"

Giorgia Meloni nel corso del comizio elettorale in piazza Duomo a Milano

Giorgia Meloni nel corso del comizio elettorale in piazza Duomo a Milano

Milano, 11 settembre 2022 - Hanno indossato t-shirt con la scritta "Meloni Presidente", sventolato bandiere Tricolori e del partito. I sostenitori di Fratelli d'Italia si sono radunati in piazza Duomo, riempiendo le file di sedie allestite dagli organizzatori, per assistere al comizio di Giorgia Meloni, per ora unico fra i big della politica a confrontarsi con la piazza simbolo di Milano. Tra le canzoni della colonna sonora l'inno di Mameli e i successi del pop italiano.Presente una folla eterogenea e variegata, compresi anche gruppi di giovanissimi. "E' la prima volta che vado a votare - ha spiegato Davide Pietro Laviano, milanese, che ha appena compiuto 18 anni - e la proposta di Giorgia Meloni mi sembra quella più interessante, soprattutto sul tema della sicurezza". Altri riferiscono di essere venuti in Duomo per "curiosità", per "ascoltare le sue proposte". Durante il comizio si è registrata anche una contestazione da parte di un piccolo gruppo di persone. "Sono scesi dallo yacht di papà - ha detto sul palco - e sono venuti a rompere le scatole alla nostra manifestazione".  Tra i politici locali primi ad arrivare nella piazza Riccardo De Corato, storico esponente della destra milanese e assessore alla sicurezza della Regione Lombardia fino a fine agosto scorso, l'europarlamentare Stefano Maullu, i consiglieri comunali Enrico Marcora e Andrea Mascaretti, la deputata Paola Frassinetti. Presenti anche Ignazio La Russa e Daniela Santanché.

Meloni in piazza Duomo

L'arrivo sul palco

La leader di Fratelli d'Italia è salita sul palco in piazza Duomo intorno alle 18, sulle note del 'Cielo è sempre più blu' di Rino Gaetano. I militanti l'hanno accolta con applausi, sventolando le bandiere del partito e il Tricolore. Tra le bandiere anche un vessillo dell'Ucraina. "Io vado avanti per la mia strada - ha esordito Meloni - gli altri non hanno altro da dire se non parlare di noi. L'Italia non è in una situazione facile, deve avere una classe politica che sa dove mettere le risorse". Gruppi di passanti e turisti stranieri si sono fermati, incuriositi, a scattare foto del comizio, dietro le file di sedie allestite per i sostenitori. 

L'affondo sulla campagna elettorale

"Siamo in una campagna elettorale molto violenta da parte dei nostri avversari. Abbiamo una sinistra che passa la giornata a costruire un mostro". Giorgia Meloni ha aperto così il comizio. "C'è un limite a tutto - ha aggiunto - In un video di una manifestazione del pd, in cui il segretario del partito Enrico Letta era plaudente, il governatore della Puglia Michele Emiliano, perlando di noi, ha detto che la Puglia sarà la Stalingrado d'Italia, che 'qui non passeranno, devono sputare sangue'. Mi dica il segretario del pd Enrico Letta se questi si possono definire toni degni di una campagna elettorale in una democrazia".

Il comizio in piazza Duomo

Il fronte economico

"L'Italia non è messa in una situazione facile, non va tutto bene. l'Italia che ci viene consegnata è il fanalino di coda in tutti Paesi europei" ha aggiunto la leader di Fratelli d'Italia "Non sappiamo se abbiamo sconfitto la pandemia - ha sottolineato - abbiamo i prezzi dell'energia alle stelle, rischiamo una crisi alimentare etc. Non è la congiuntura migliore per governare l'Italia in queste condizioni". Sul palco milanese Meloni ha toccato il tema del salario minimo: "Il salario minimo temo sia uno specchietto per le allodole. Chi ha un contratto di lavoro dipendente ha un salario minimo. Perché in Italia sono così bassi? Perché la tassazione sul lavoro è al 46,5 per cento. Quindi la prima regola se si vogliono mettere i soldi in tasca la gente è abbassare il cuneo fiscale. Fratelli d'Italia vuole una tassazione per cui più assumi e meno paghi tasse allo Stato". "Io sono l'unica in questa campagna elettorale che ha il coraggio di dire che il reddito di cittadinanza non va bene. Non è la risposta" ha detto. "Lo Stato giusto ti mette in condizione di lavorare, non di dipendere dalla politica" per "raggranellare voti. Abbiamo bisogno disperato dei giovani di questa nazione. La politica sera dice la verità. Più facile dire "vi do mille euro" come Cetto la Qualunque", ha aggiunto.

In Europa

Meloni ha parlato anche di Europa: "In Europa sono tutti preoccupati per la Meloni al governo e dicono cosa succederà? Ve lo dico io cosa succederà, che è finita la pacchia e anche l'Italia si metterà a difendere i propri interessi nazionali come fanno gli altri, cercando poi delle soluzioni comuni". "Difficilmente potrei essere una minaccia, visto che sono presidente di una delle più stabili e forti famiglie europee - ha aggiunto -. Capisco che essendo stati abituati in Europa a una politica italiana disposta, per farsi dire brava, ad accettare qualsiasi cosa, l'idea che possa arrivare qualcuno che al pari di Francia e Germania difenda il proprio interesse su un tavolo delle trattative può essere per alcuni preoccupante ma non lo capisco perché altri lo fanno e io penso sia giusto". 

La protesta 

Due studentesse protestano

Due studentesse universitarie milanesi si sono presentate in piazza Duomo, girando fra i sostenitori di Giorgia Meloni, con un cartello con la scritta "Non rappresenterai mai noi donne". "Abbiamo voluto dare un segnale - spiegano - perché siamo molto preoccupate per il futuro del nostro Paese, soprattutto sul fronte dei diritti". 

La stoccata a distanza di Letta

Intanto, a Bari, il leader del Partito democratico Enrico Letta ha risposto alla domanda di una giornalista che gli chiede di commentare quanto dichiarato dalla presidente di Fratelli d'Italia, circa la novità e i vantaggi che comporterebbe avere una donna presidente del consiglio: "Io contesto questa affermazione di Giorgia Meloni per un motivo molto semplice. Il tema di fondo è quello di una donna premier che porta avanti politiche maschiliste. Allora è molto meglio un uomo premier che porta avanti politiche femministe".

E ancora: "Nel nostro Paese questo punto è essenziale. Giorgia Meloni e il suo partito hanno portato sempre avanti politiche maschiliste: hanno votato contro la legge sulla parità uomo-donna, potrei fare tutta una serie di esempi. La questione chiave è che il ruolo della donna - ha evidenziato Letta - va valorizzato, non è una questione del genere del primo ministro, ma la questione sono le politiche, perché un primo ministro donna che fa politiche maschiliste sarebbe la cosa peggiore per le donne italiane".

(ha collaborato ANDREA GIANNI)

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