
Scontro tra Fontana e Fratelli d'Italia, in Consiglio Regionale, sul fine vita
Milano, 11 marzo 2025 – Scontro in Consiglio regionale della Lombardia, all’interno della stessa maggioranza, sul tema del fine vita. Da un lato, il presidente Attilio Fontana, leghista, a favore di una norma che regoli il suicidio medicalmente assistito; dall’altro il partito della premier Meloni, Fratelli d’Italia, che per bocca del capogruppo Christian Garavaglia ha fatto sapere che “siamo dalla parte di chi tutela la vita, non esiste nessun diritto al suicidio assistito”.
Il primo caso di suicidio assistito in Lombardia
Ma facciamo un passo indietro. Oggi in Regione era prevista un'informativa in merito al primo caso di suicidio medicalmente assistito in Lombardia, che ha riguardato qualche settimana fa una donna di 50 anni che da trenta viveva con la sclerosi multipla. "In Lombardia, il primo caso di suicidio medicalmente assistito si è svolto nel pieno rispetto delle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale, seguendo un iter regolato e conforme alla normativa vigente". Queste le parole di Fontana, che ha spiegato che l'ASST Fatebenefratelli-Sacco ha ricevuto la richiesta della paziente e ha attivato le procedure previste, nominando un Collegio per la verifica delle quattro condizioni stabilite dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale e coinvolgendo il Comitato Etico territorialmente competente.

"Il Comitato ha espresso il proprio parere, certificando che la paziente possedeva i requisiti richiesti", ha precisato il governatore. Fontana ha poi sottolineato che "la procedura di autosomministrazione del farmaco non ha interessato il Servizio Sanitario Regionale, in quanto la prescrizione è stata effettuata dal medico di fiducia della paziente, mentre il farmaco è stato fornito dall'Azienda sanitaria territorialmente competente, come già accaduto in altre regioni italiane". Infine, il presidente della Regione ha chiarito che l'intero procedimento è stato gestito con riservatezza, nel rispetto della volontà dell'interessata e dei suoi legali.
"Auspico una legge nazionale, è questione di civiltà”
Poi Fontana ha aggiunto: "Auspico che il Parlamento si attivi al più presto per definire una normativa chiara e definitiva sul fine vita. È una questione di civiltà, necessaria per tutelare e rispettare l'umanità e il dolore delle persone". Fontana ha poi ricordato che lo scorso 19 novembre il Consiglio regionale ha votato una pregiudiziale di costituzionalità sul progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall'Associazione Luca Coscioni.
"La decisione - ha spiegato - è stata presa per incompetenza della Regione a legiferare sul tema, vista l'assenza di un quadro normativo nazionale che faccia chiarezza in un contesto attualmente lacunoso e frammentato". Il governatore ha ribadito la necessità di un intervento del legislatore per superare le incertezze giuridiche e garantire un percorso normativo certo per chi si trova ad affrontare situazioni di sofferenza estrema. "Una legge chiara e definitiva non è solo un atto dovuto - ha concluso -, ma un passo necessario per garantire diritti e tutele in modo uniforme su tutto il territorio nazionale".
FdI: “Insoddisfazione e amarezza”
A stretto giro di posta la replica di FdI: “Oggi esprimiamo insoddisfazione e amarezza perché riteniamo che Regione Lombardia si sia spinta troppo in là andando oltre il confine che le compete. Non esiste alcun diritto al suicidio medicalmente assistito. Non c'è obbligo che il sistema sanitario fornisca il farmaco letale", quindi "chiediamo che ci si fermi". Lo ha detto il capogruppo di FdI in Regione Lombardia, Christian Garavaglial. "Presidente - ha detto Garavaglia rivolgendosi a Fontana - ti abbiamo sostenuto e ti sosteniamo, tuttavia su questa tematiche le nostre posizioni sono differenti. Ciascuno ha la propria visione e posizione sul suicidio assistito. Non intendiamo riaprire il dibattito sui contenuti, siamo stati chiari: siamo dalla parte di chi tutela la vita, di chi promuove un sistema efficiente cure palliative, siamo dalla parte di chi organizza un servizio sanitario non impegnato a trovare procedure per eliminare sofferenti. Le cure palliative rimangono gli unici strumenti idonei per accompagnare il malato", ha aggiunto il capogruppo FdI. "Mentre i gruppi regionali si confrontavano e dibattevano - ha accusato - nelle commissioni regionali e qui in aula, con il Consiglio regionale che ha approvato la questione pregiudiziale che stabiliva a chiare lettere che non è competenza regionale, in parallelo la nostra Regione andava avanti in direzione opposta. Non possiamo accettare questo metodo, che ci sia un metodo parallelo rispetto all'aula svoltosi senza coinvolgimento gruppi regionali. Che medici del sistema sanitario si mettano a interpretare sentenze corte costituzionale. Siamo distanti da tutto ciò. Crediamo che la miglior tutela per la Regione sia tutela vita di fronte a quella della morte".