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Milan, con Torres una punta di amaro. Ora questo Diavolo è sulla cresta dell’Honda

Fernando Torres ha deluso le aspettative togliendo spazio all'ispirato Menez sempre più leader di questo Milan. Da meteora a titolare il giapponese continua a rendere: gol e marketing sotto il suo nome. Ma il Milan deve anche affrontare problemi strutturali, come la difficoltà a impostare il gioco senza Montolivo di Luca Guazzoni

Honda e Torres in azione contro il Chievo

Milano, 6 ottobre 2014 - Chi buttare giù dalla Torre(s)? Pippo Inzaghi ha alcune certezze e molti dubbi. La vittoria contro il Chievo ha riportato il sereno a Milanello, ma non ha fugato le perplessità sulla qualità della manovra rossonera, imbrigliata a lungo dall’ordine con cui i mussi hanno difeso a San Siro. La squadra manca di geometrie (paga a caro prezzo l’assenza di Montolivo), fatica a costruire partendo da dietro e per sopperire a questi difetti strutturali si affida completamente alla fantasia di Menez, sempre più leader (“Forza Milan fino alla fine” ha sentenziato su twitter: “Avanti insieme verso il prossimo impegno”).

E proprio la posizione del francese diventa il primo nodo gordiano della gestione di Inzaghi: contro il Chievo lo ha schierato all’ala sinistra per lasciare Torres nel ruolo di centravanti. Risultato: lo spagnolo ha deluso le aspettative e ha tolto spazio a Menez che si è acceso solo ad intermittenza. Grazie alla duttilità di Bonaventura Pippo è potuto passare dal 4-3-3 al 4-2-3-1, accentrando Menez nel ruolo che predilige. Il rendimento di Torres non è migliorato (tanto che è stato richiamato in panchina), ma quello della squadra sì, potendo trovare Jeremy con maggiore continuità e in zone più pericolose. Per lo spagnolo (non convocato da Del Bosque in Nazionale le prossime due settimane saranno decisive per trovare una condizione accettabile: pronto un lavoro specifico, preparato dallo staff rossonero, per aumentarne l’esplosività muscolare. Altrimenti Inzaghi tornerà al vecchio sistema con El Shaarawy a sinistra e Menez nel ruolo di falso nueve.

Chi invece non vede mutare la sua produttività è Keisuke Honda. Da meteora intangibile in 6 mesi di difficile adattamento (non parlava italiano, ora si destreggia anche in esclamazioni dialettali milanesi) a titolare inamovibile (6 volte schierato dal primo minuto, come De Jong e Abate). Per la gioia di Galliani («facile spendere milioni, difficile prendere parametri zero di valore») e del settore marketing rossonero che vende online una quantità industriale di magliette, direzione Asia. Il giapponese riveste poi un ruolo capitale: può rientrare sul mancino per creare spazio per le percussioni di Abate, può chiudere a rete le azioni che arrivano da sinistra, può essere decisivo su palla inattiva (oltre alla punizione di sabato sera, è lui ad aver servito la palla a Rami contro il Cesena).Un giocatore in missione, puntare alla doppia cifra per superare il record di Nakata a Perugia (10 gol in 27 partite). Un giocatore al servizio degli altri con generosità: «A cosa serve segnare se la squadra non vince?»