
Max Pisu (foto Matteo Mezzalira)
Milano, aprile 2016 - «C’è ancora gente che mi saluta come Tarcisio: “ciaaaaooo…”. Ma alla fine è un piacere, ti rendi conto di quanto ti sei radicato. Ne sono orgoglioso». Potere dei tormentoni. Metà Anni Novanta e Max Pisu sbanca Zelig con quel ragazzotto uscito da una gita parrocchiale. Un po’ naïve, un po’ tonto. Da allora ne sono passate di stagioni. Eppure il buon Tarcisio è sempre lì, in scaletta. Nonostante una carriera sempre più matura per il comico di Legnano, in bilico fra teatro, cinema, tv. Domani sera si torna a incrociarlo allo Zelig di viale Monza, per una curiosa serata-omaggio a Celentano e Jerry Lewis. Ovvero due miti della sua infanzia artistica. Con Max accompagnato sul palco dai “Fatti così” e il maestro Fazio Armellini.
Pisu, ma Celentano è stata la sua prima imitazione? «Sì, anche se ora lo ripropongo in maniera un po’ cialtrona, divertita, lo scimmiotto nei suoi celebri silenzi. Con lui ci sarà ovviamente Tarcisio, che invece in qualche modo mi fu ispirato da Jerry Lewis, il mio mito da sempre».
Canzone preferita? «L’Arcobaleno ma è troppo triste, non la posso fare. Forse Azzurro, un classico da gita dell’oratorio».
A proposito… «Già, tutto è partito da lì. Dal divertirmi come un pazzo a vedere come la gente rideva alle cose che facevo sul palco. È stata quella la spinta a cercare di trasformare il tutto in una vera professione, a farlo in maniera più seria».
La svolta? «Sicuramente nel ’97/98 a Zelig. Nello stesso periodo nacque anche mio figlio. Decisi allora di lasciare il lavoro “diurno” e concentrarmi sulla carriera d’attore comico. È andata bene».
In quei momenti non si rischia di essere travolti dal successo? «Se hai alle spalle tanti anni di sacrifici, sforzi, pianti, arrabbiature allora rimani con i piedi per terra e riesci a dare il giusto valore a quello che succede. Altrimenti il rischio è davvero quello di sbarellare, di perdere la cognizione della realtà. E infatti ho l’impressione che ora succeda più spesso».
Si fa meno gavetta? «Sì, ma non è colpa dei ragazzi. Una volta c’erano tanti locali che proponevano cabaret, avevi il tempo di metterti alla prova, di sperimentare i personaggi, di prenderti anche qualche posacenere in testa. Ora invece fai un laboratorio e finisci subito in tv. Duri il tempo di un anno, poi esaurisci quello che hai da dire e vieni sostituito da quello nuovo».
Che progetti l’attendono nei prossimi mesi? «In estate farò un po’ di piazze con il mio spettacolo “Amnesie”. Mentre a teatro a novembre dovremmo riuscire a riproporre “Il Rompiballe” di Marco Rampoldi per tre settimane al Martinitt. Poi da lì speriamo che parta una bella tournée perché è una commedia molto divertente».
Domani alle 21 allo Zelig Cabaret, viale Monza 140. Info: 02.2551774.