
ANSA
Milano, 15 settembre 2014 - «Se porta bene, posso anche rompermi l’altra mano...». Levado il fiero moncherino al tiepido azzurro del Meazza, Walter Mazzarri trattiene un sorriso che peraltro gli allarga già ogni poro. Il secondo 7-0 al Sassuolo in dodici mesi è un anestetico inebriante. Raramente, nel nostro universo, si danno riscontri così aderenti all’idea di un sogno: il credo agonistico del tecnico nerazzurro (spettacolo, aggressività, continuità) applicato con entusiasmo e per quasi tutti i minuti, come non s’era mai visto nella Terra di Mezzo. Si stropicciava gli occhi, assai sorpreso (lui e gli occhi) anche Massimo Moratti in tribuna, tornato dalle nebbie di Avalon a rivedere la sua famiglia estesa e a gioire in comunione. Ma il più soddisfatto a pelle è Mazzarrò: «È questa la squadra che voglio» dice e ripete, quasi timoroso che gliela portino via. «Anche nel finale dell’anno scorso avevamo questo tipo di gioco, pur nel cambio di qualche elemento. Il calcio che mi piace è questo: prendere alto l’avversario, tenere ritmi elevatissimi». Sperando che duri, soggiunge WM a voce bassa: «L’optimum sarebbe tenere sempre questo atteggiamento: palla a girare svelta, pressing, organizzazione, concentrazione». Elogio a Kovacic («Ha cominciato anche a difendere e anche molto altro . Sta crescendo, ha fatto ancora gol») e a Medel («be’, è stato fantastico, per fare questo calcio ci vuole uno come lui, altrimenti poi non tornano i conti». E poi un pensiero di cristiana comprensione per i neroverdi triturati: «Mi dispiace per il nuovo 7-0, ma il Sassuolo è una signora squadra». Ma quando arriveranno squadre ancora più signore? «Non sempre sarà marcia trionfale, ovvio, ma almeno ho capito che quest’anno l’impegno sarà totale». Il Patto della Pinetina, appunto. Passa come un treno a vela Maurito Amoroso Icardi, la sua solare tripletta è stata incastonata da Wanda con scatti (footgrafici) e baci dal parterre delle dame: «Che bello, non mi era mai capitato di segnare una tripletta. La dedico alla mia famiglia». Nella sfida al fresco bomber azzurro Zaza, che alla vigilia pareva d’esito incerto, Maurito è stato vincitore senza antagonista: «Comunque lui è grande giocatore, lo conosco dai tempi della Samp: l’Italia se l’è meritata, eccome». Maurito fa il modesto, con sè medesimo: «Certo, abbiamo giocato bene, e magari siamo stati anche fortunati, a segnare subito». Al di là della comparsata di Palacio (la passeggata di un convalescente), fa effetto vederlo intendersi con Osvaldo: «Oggi abbiamo giocato bene tutti e due, i movimenti erano giusti, ma c’è tanto ancora da lavorare». Nel giorno degli incensi, anche la Curva Nord, squalificata per un turno, ha mosso i suoi turiboli sotto la curva onomastica, nel lato boreale del Meazza: festa di clamore e fumo gaio.
di Claudio Negri