Zàini, il cioccolato al femminile. Più del Covid potè la tradizione

Milano, la fabbrica dei boeri passa da 65 a 72 milioni di fatturato. E i dipendenti salgono a 200

Una immagine di gruppo del 1913

Una immagine di gruppo del 1913

Milano, 5 aprile 2022 -  La fabbrica del cioccolato macina utili e posti di lavoro. La Zàini, azienda milanese celebre per i suoi boeri e i suoi fondenti, segna una crescita significativa del fatturato, che passa da 65 milioni a 72 del 2021, con 200 dipendenti, saliti di 20 unità. La società fondata come laboratorio da Luigi Zàini nel 1913, ancora produce fra il capoluogo, sede storica dell’azienda, e Senago. L’anno del Covid, che per tante realtà è stato un terribile banco di prova, ha visto le attività restare stabili. Perché l’80% della produzione italiana va alla grande distribuzione. A raccontare il lavoro quotidiano in azienda è la nipote del fondatore, Antonella Zaini, che insieme al fratello Luigi rappresenta la terza generazione al timone della fabbrica. Tutto comincia sotto la Madonnina prima della Grande guerra. Qui sorgevano piccoli opifici per la produzione di cioccolato: molti i mulini sui Navigli riadattati alla macina dei semi di cacao.

"È il 23 luglio 1913 quando Luigi – racconta Antonella –, dopo essere stato un importatore di prodotti dolciari dai paesi anglosassoni, sposato e padre, decide di mettersi proprio. La passione per l’estero gli rimane, tanto che realizza la ricetta italiana del Boero, straordinaria pralina fondente ripiena di una ciliegia marasca intrisa di liquore kirsch. Nato dalla fantasia di un pasticcere svizzero che lavorava in Ungheria, il Boero Zàini incartato di rosso, conquista l’Italia. C’è una bella foto scattata nel 1913 nel cortile della fabbrica di Via de Cristoforis, che mostra uomini e donne, operai e impiegati orgogliosi e intimiditi, e tra loro il fondatore, che si riconosce per il suo papillon, un vezzo elegante che appare in ogni suo ritratto".

Nel 1924 Luigi sposa in seconde nozze Olga Torri, che si prenderà cura dei due figli di lui rimasti orfani di madre e darà loro due fratelli, il minore dei quali, Vittorio, è il padre degli attuali proprietari. "La fabbrica nel tempo si sposta a Dergano. Una decina d’anni dopo Luigi Zàini si ammala irrimediabilmente, ma ha il tempo per prendere una decisione inusuale per i tempi: è il 1938 e affida l’impresa a sua moglie Olga, madre di quattro ragazzini, con solo un poco di esperienza commerciale appresa da ragazza nella rivendita dolciaria del padre. Olga Zaini lasciò il centro città e si fece costruire una elegante casa nel cortile della nuova fabbrica, affidò i bambini a una tata e in fabbrica divenne quella che oggi definiremmo una paladina delle pari opportunità. Si circondò infatti di impiegate tutte donne, che riteneva più motivate e affidabili. È per quello che la Zàini veniva affettuosamente chiamata “la fabbrica dei tusan“".

È la tata dei bambini , Emilia, a dare il nome a un prodotto dell’azienda: il blocco di cioccolato fondente da cucina. La gestione dell’azienda passata ai figli Vittorio e Piero conosce gli anni del boom. Fra chi collezionava le figurine dei calciatori distribuite coi cioccolatini anche Leonardo Sciascia. Alla guida dagli anni Novanta ci sono Luigi e Antonella Zàini. Nella modernizzazione c’è però sempre posto per le donne: un progetto di imprenditoria femminile in Costa d’Avorio, creato da una cooperativa di coltivatrici di cacao.

 

 

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