Così la Scala ha sistemato i conti: meno incassi, ma costi abbattuti

Il bilancio 2021: -27 milioni di incassi di biglietteria rispetto al 2019, stessa cifra di costi in meno

Il Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala

Chiusi al pubblico fino a maggio. Poi la lenta ripartenza: dai 500 posti con un metro di distanziamento ai 783 posti di giugno, per poi salire a 927 a settembre e alla capienza piena dall’11 ottobre. Il 2021 è stato un altro anno complicatissimo per la Scala, sulla falsariga del 2020, ma per l’ennesima volta i conti sono tornati: il bilancio è stato chiuso con un utile di 256mila euro. Arrivarci è stato tutt’altro che semplice per il sovrintendente Dominique Meyer, come si può capire leggendo il documento completo pubblicato sul sito del Piermarini. Per avere un’idea dell’impatto che la pandemia ha avuto sugli equilibri finanziari della Fondazione, basta citare i dati della biglietteria: tra 2019 e 2021, la Scala ha perso 27 milioni di incassi dal botteghino (più o meno la stessa cifra a cui aveva dovuto rinunciare nel 2020), con un decremento del 76%. Una perdita enorme, a cui si è aggiunta quella registrata sul fronte della pubblicità: seppur in crescita rispetto al 2020 (+16,33%), anche questa voce ha fatto segnare rispetto al 2019 un calo superiore ai 3,4 milioni di euro (-36,55%).

Di contro, il teatro ha contratto sensibilmente i costi: quelli per i servizi sono aumentati rispetto al 2020 (-18,30%), ma sono stati quasi dimezzati rispetto al 2019 (-18,36 milioni, pari al -44,88%); quelli per il personale sono diminuiti del 13,47% nel confronto col 2019 (-9,5 milioni). Se confrontiamo entrate e uscite, il risultato porta a una differenza negativa di circa 3 milioni. Che però è stata azzerata dall’incremento dei contributi statali, per un ammontare complessivo di 3,8 milioni, e dalla sostanziale conferma degli stanziamenti di Comune e Regione. Senza dimenticare l’apporto dei soci privati, che, nonostante il momento di grave crisi del settore dello spettacolo dal vivo, hanno continuato a sostenere il teatro. Certo, il riassetto economico dettato dalla contingenza ha scalfito uno dei capisaldi scaligeri, che ne ha garantito anche l’autonomia gestionale: la preminenza dei ricavi propri (biglietteria, sponsor e fondatori non di diritto) rispetto ai contributi pubblici. Se nel 2019 più dei due terzi delle entrate (67,23%) erano garantiti dalla prima voce, nel 2021 la cifra si è abbassata al 51,77%, rimanendo, seppur di poco, maggioritaria, a fronte di un aumento dei fondi statali, regionali e comunali dal 32,77% al 48,23% dell’anno scorso.

"La vicinanza dei nostri fondatori, pubblici e privati, che nonostante le difficoltà ci hanno sostenuto, ha consentito di mantenere l’equilibrio di bilancio e un rapporto con il nostro pubblico, salvaguardando l’occupazione dei nostri lavoratori", la sintesi di Meyer. A proposito dei lavoratori, nel consuntivo sono elencati i numeri legati alla gestione del Covid in teatro: in un anno, il teatro ha distribuito 30.900 mascherine chirurgiche e acquistato 132.152 Ffp2, eseguendo 4.782 tampon i molecolari e quasi 24mila tra antigenici di seconda e terza generazione.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro