Senza pilota ma "con la testa": il bolide del Politecnico debutta a Monza

Si chiama “As.Car.I“ e strizza l’occhio al campione italiano di Formula Uno negli anni Cinquanta. A Las Vegas ha centrato il record di velocità per queste vetture

L'auto senza pilota del Politecnico

L'auto senza pilota del Politecnico

Milano - Il pilota dei record si chiama “As.Car.I“, strizza l’occhio al campione italiano di Formula Uno negli anni Cinquanta, Alberto Ascari, ma è virtuale ed è stato creato “nei box“ del Politecnico di Milano da una squadra di studenti, ricercatori e prof di ingegneria dell’automazione, meccanica e informatica guidati da Sergio Savaresi. Il team del “PoliMove“ è appena rientrato da Las Vegas con la coppa dell’Indy Autonomous Challenge (Iac) e un nuovo primato: la sua Dallara Av-21 ha raggiunto i 290 chilometri orari, velocità mai raggiunta prima da un’auto senza pilota su pista, sfidando nove squadre provenienti da 17 università di sei Paesi.

La vittoria più bella

Alle spalle il trionfo di un anno e mezzo fa, l’avventura allo Space Centre della Nasa di Cape Canaverale e l’ultima vittoria a novembre, con corse testa a testa. Ma quest’ultima gara ha un sapore diverso. "A novembre avevamo vinto, ma era stato meno emozionante perché molte squadre avevano avuto problemi tecnici a causa del maltempo e della pista bagnata. Rispetto a un anno fa, poi, il livello di competizione è aumentato: nelle corse testa a testa tra le due scuderie c’erano più vincoli, era più semplice “attaccare“ il veicolo davanti, prevedendo la traiettoria del rivale per superarlo. Quest’anno si è fatto un passo in più verso una gara reale di Formula 1 e abbiamo visto sorpassi ruota a ruota", spiega Andrea Ticozzi, nel team di ricercatori.

Corsa al fulmicotone

A testimoniarlo il conta-battiti del collega Stefano Carnier durante l’ultima gara, con tanto di testacoda dei rivali tedeschi sul finale: "Cuore a 180", conferma. Su quell’auto, in fondo, accanto al pilota virtuale, c’erano tutti loro. "E anche il pubblico ha apprezzato lo spettacolo - sottolinea - non è vero che con i veicoli autonomi non ci si emoziona". Il loro “Ascari“ si allena ogni giorno sui simulatori di Città Studi e, sotto gara, pure di notte. L’hardware delle macchine è identico per tutte le vetture in gara, la competizione è ’software’. "Lavoriamo sull’algoritmo per rendere sempre più intelligente il nostro ’Ascari’, per permettergli di affrontare gare sempre più complesse, comportandosi come un pilota di Formula 1".

Nella stessa squadra del Politecnico ci sono colleghi dell’università dell’Alabama con il prof Brandon Dixon, pilota semiprofessionista. "In queste corse l’aspetto umano e il lavoro di squadra sono cruciali - sottolinea Ticozzi -. Quest’anno poi c’era più tensione del solito. Durante le prove c’è stato anche il primo incidente di gara tra due macchine: una aveva perso il controllo per una manovra troppo aggressiva. Tutti sono stati più cauti, anche se una volta partita la gara c’è poco da fare: siamo anche noi spettatori del lavoro fatto". Nella fase di qualificazione i primi risultati: il team del PoliMove ha strappato il miglior tempo, battendo il record. "È stata una corsa bella da vedere - aggiunge Stefano Solazzo - ma anche in quella precedente abbiamo dimostrato di essere in grado di gestire situazioni di pericolo, evitando collisioni o limitando al massimo i danni. A quelle velocità devi scrivere algoritmi per reagire alle situazioni nel minor tempo possibile".

I prossimi impegni

“As.Car.I“ torna ora ad allenarsi nei box di Città Studi e si prepara a correre per la prima volta in casa: le Dallara Av-21 a giugno approderanno all’autodromo di Monza, in collaborazione con Milano Monza Motor Show, mentre si sognano già gare da Formula 1. "Dipenderà molto dalla risposta al pubblico, ma abbiamo dimostrato che hanno tanto margine per diventare uno show vero – chiudono i ricercatori -. Intanto continuiamo a lavorare per sviluppare auto autonome sempre più sicure: impossibile fare una previsione di quando le vedremo circolare sulle strade, ma ci crediamo, e miglioriamo di ricerca in ricerca, anno dopo anno".

 

 

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