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Tre curiosità su Milano: storia di Pinocchio, di un gatto e delle sirene

Probabilmente ci siete passati a fianco, ma non le avete notate. Vi raccontiamo 3 curiosità da vedere a Milano che hanno a che fare con Pinocchio, con un gatto nero e con le sirene. Ma non quelle di Omero. Pronti?

Fonte: Wikipedia

Milano, 27 ottobre 2016 - C’era una volta una città considerata grigia, piovosa, fredda e un po’ noiosa, sempre di fretta fra le grandi banche e l’ora dell’aperitivo. E invece Milano non è così: nella sua eleganza discreta, offre al turista o a chi ci vive e vuole riscoprirla scorci bellissimi e vere e proprie perle. Vi raccontiamo tre curiosità che passano spesso inosservate: tre chicche che hanno a che vedere con il burattino più famoso della storia della letteratura, con un gattino nero e con le sirene, ma non quelle della mitologia greca. Pronti?

La statua di Pinocchio

“Com’ero buffo quand’ero burattino. E tu che mi guardi, sei ben sicuro di aver domato il burattino che è in te?”. Leggerete questa domanda per nulla innocua, formulata dal poeta Antonio Negri, ai giardini di Corso Indipendenza all’altezza di via Ciro Menotti: è qui che si trova una fontana con una statua raffigurante Pinocchio, il celebre burattino ideato da Carlo Collodi, trasformato in bambino. Inaugurata il 19 maggio del 1956, la fontana è stata donata alla città di Milano dallo scultore Attilio Fagioli, conterraneo di Collodi, e recentemente restaurata dopo che qualcuno aveva portato via il gatto che, insieme alla volpe, osserva Pinocchio.

La Torre delle Sirene

Nei giardini di Palazzo Isimbardi, in via Vivaio 1, si vede una strana torre in calcestruzzo: per via del tetto a punta sembra una sorta di grande matita dall’aspetto un po’ fiabesco. Ventidue metri di altezza e un nome, Torre delle Sirene, che purtroppo non ha niente a che fare con gli essere mitologici metà donne e metà pesci, ma fa riferimento agli allarmi antiaerei durante la guerra. L’edificio era infatti una centralina di allarme aereo alla cui base si trovava un bunker, noto a tutti come “bunker di Mussolini” anche se non ci sono conferme ufficiali del fatto che il Duce si sia rifugiato qui nei suoi ultimi giorni. La struttura conteneva un centro telefonico e impianti di filtraggio dell’area per difenderci dai gas tossici che potevano essere alimentati a bicicletta nel caso la corrente elettrica venisse meno.

Volevo un gatto nero

Si tratta di un gattino di lamiera che osserva curioso i passanti in Corso Monforte, al civico 43. Nascosto in una finestra del seminterrato, ha due lunghe vibrisse che gli conferiscono un’aria un po’ seriosa e la coda che accarezza l’inferriata. Aspetta qualcuno? È pronto per un agguato? Ha fame? Non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che il palazzo che ospita il micio è un edificio liberty dei primi del Novecento impreziosito da sei figure femminili che adornano la facciata, al terzo piano. Da vedere.