
L’ex magistrato, oggi ministro della Giustizia Carlo Nordio, 78 anni
Il Csm accende un faro sul comportamento "contradditorio" del ministro della Giustizia Carlo Nordio sul caso Uss: "Ha agito in via disciplinare invece di impugnare i domiciliari".
Cosa è successo? Il ministro invece di chiedere "l’aggravamento della misura cautelare" o impugnare "per abnormità" il provvedimento con cui la Corte d’Appello nel novembre 2022 aveva scarcerato e disposto gli arresti domiciliari con braccialetto per Artem Uss, il figlio dell’oligarca russo poi evaso, ha agito "in via disciplinare" nei confronti dei giudici "sulla base della relazione dell’Ispettorato Generale". Così scrive il Csm nelle motivazioni della sentenza con cui sono stati assolti, escludendo qualsiasi addebito, i tre componenti del collegio Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino, incolpati dal Guardasigilli non tanto per il "merito", ma per il "metodo" con cui sono arrivati a decidere che l’imprenditore ricercato negli Stati Uniti poteva stare con il braccialetto elettronico e altre prescrizioni nella sua abitazione da cui quattro mesi dopo, non appena è arrivato il via libera alla sua estradizione negli Usa, è evaso per rientare in Russia con l’aiuto di complici.
L’ipotesi di via Arenula, bocciata dalla Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, è una presunta omessa valutazione di "circostanze significative" contenute nel parere contrario all’alleggerimento della misura cautelare dato dalla Procura Generale milanese e, al contrario, una valorizzazione di quanto rappresentato dalla difesa in merito all’insussistenza del pericolo di fuga di Uss.
Non così per il “parlamento delle toghe“ secondo cui "il protocollo dell’agire del giudice (...) è stato assolutamente rispettato" con quel provvedimento ritenuto forse solo troppo sintetico per un caso di rilevanza internazionale. Nelle 71 pagine il Csm affronta, tra l’altro, il mancato intervento del ministero nell’immediatezza della concessione dei domiciliari, spiegando che tale scelta, comunque, non è indicativa di una condivisione del parere della Corte d’Appello. Tuttavia il non aver chiesto un aggravamento della misura e il non aver impugnato il provvedimento, ricorrendo invece all’azione disciplinare, per il Csm è un comportamento che "stride" con il sistema giudiziario.
An.Gi.