La classe operaia... va al Vulcano: viaggio a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia

Il racconto “dal basso“ di Lucia Tilde Ingrosso, giornalista e giallista, girovagando per la città così chiamata per la distanza di sei miglia dal capoluogo meneghino

Il cartello di ingresso a Sesto San Giovanni

Il cartello di ingresso a Sesto San Giovanni

Sesto San Giovanni (Milano) – Abitare a Sesto San Gioann rende orgogliosi: "Milano? Ah sì, quella città vicina a Sesto San Giovanni, così chiamata per la distanza di sei miglia dal capoluogo meneghino", spiega Lucia Tilde Ingrosso, giornalista e giallista, partecipando a un singolare viaggio. Il percorso? "Lo tracciano Gabriele Dadati e Giovanni Battista Menzani in "Ripartire da qui. Da Barbiana a Gorizia, da Ivrea a Cinisi: dov’è finita l’Italia migliore?" per le edizioni Low, nate dall’esperienza di una cooperativa sociale che inserisce nel lavoro persone fragili, a Piacenza".

È dal basso che arrivano voci gentili?

"Low dice anche che le persone coinvolte nell’iniziativa vengono dalle terre basse, dalla pianura padana".

Ma lei, Lucia, guida in un itinerario che riporta in alto, in paradiso.

"Per la verità, a Sesto San Giovanni la classe operaia andava, e continua ad andare, non in paradiso, ma al Vulcano. Negli anni Venti era uno stabilimento della Falck e gli operai vi si recavano a produrre ghisa. Oggi è un centro commerciale di cinquantamila metri quadrati, e non solo gli operai vanno a comprare sneaker e mangiare hamburger".

La chiusura delle fabbriche ha lasciato un’enorme area dismessa.

"Sì, la più grande d’Europa. Il progetto di realizzare qui un maxi polo sanitario, per cui la Regione Lombardia ha già stanziato 450milioni di euro, dovrebbe proiettare Sesto nel futuro".

Ritorniamo al passato.

"Nel mio capitolo, c’è in sintesi la storia di Sesto San Giovanni. Da Stalingrado d’Italia a città poco inclusiva. Dall’eroe operaio al sindaco illuminato. Dal “sistema Sesto“ alla luce in fondo al tunnel".

Per titolo, una citazione: “Se tutti vanno via, chi rimane a combattere?”. Chi l’ha detto?

"Liborio Baldanza, è lui l’eroe operaio. Nel marzo 1944 organizza il grande sciopero che fa appiccicare a Sesto il soprannome di Stalingrado d’Italia. Morirà un anno dopo, per fame, fatica e botte, durante la marcia a Mathausen. Lascia l’esempio di una strenua resistenza nel lottare per il bene comune".

L’antologia di cui è coautrice sarà presentata alla libreria Il Trittico, via san Vittore 3, il 10 aprile, ore 18.

"L’esempio di Sesto infatti spiega la conversione dell’elettorato dalla sinistra al centrodestra. Che in sé non è un problema. Non conta che casacca indossa chi governa, ma come la fa".

Facendo cosa?

"I progetti per riqualificare le aeree dismesse sembrano prevedere abitazioni a prezzi calmierati e spazi per il cohousing sociale. In linea con la politica di accoglienza che ha contraddistinto la storia e i valori di Sesto. Nel guardare al futuro, è bene fare tesoro del passato".

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