
The Jaded Hearts Club
Milano, 3 ottore 2020 - "Io sono quello nuovo", scherza Nicholas “Nic” Cester parlando di The Jaded Hearts Club, la superband con la testa in America e il cuore in Italia deflagrata ieri sul mercato grazie al primo album in studio “You’ve always been here”. Una raccolta di cover ad alta gradazione rock e soul con una forza di fuoco impressionante, quella offerta da una coppia di frontmen dalla provata esperienza come lo stesso Nic e Miles Kane dei Last Shadow Puppets, oltre che dalle chitarre di Graham Coxon dei Blur, Matt Bellamy dei Muse e Jamie Davis, e la ritmica del batterista degli Zutons Sean Payne. "Il video del nuovo singolo “I put a spell on you ” è stato girato sul Lago di Como ispirandoci agli horror italiani degli anni Sessanta, mentre quello di “Reach out I’ll be there”, complice il lockdown, in una casa di ringhiera in zona Loreto", racconta il cantante dei Jet. "Io, infatti, vivo tra Milano e il Lago di Como, dove pure Bellamy possiede ancora una casa".
Cosa vi ha messo assieme? "Tutto è iniziato a Los Angeles tre anni fa con l’idea di mettere assieme una band di amici per riscaldare la festa di compleanno di Jamie con un karaoke live improntato sui classici dei Beatles. Poi sono arrivati inviti a ripetere l’esperienza, come la sfilata di Stella McCartney, con Paul e Ringo in sala, e in alcuni club… ma io non c’ero".
Lei quando è entrato in organico? "Un giorno che mi trovavo a Los Angeles e gli altri erano alla ricerca di un cantante perché Miles era impegnato, pensa un po’, a Milano. È stata una bella esperienza, tant’è che abbiamo iniziato a ripeterla al London’s 100 Club e in altri locali. Frattanto la mia amicizia con Miles è cresciuta; un paio di settimane fa sono stato ospite suo a Londra mentre questo weekend lo passiamo assieme qui da me sul Lago di Como".
Per voi The Jaded Hearts Club è qualcosa di più di un diversivo, di una side-band. "Per tutti noi rappresenta l’opportunità di tornare indietro e accantonare l’ego ritrovando certi entusiasmi degli esordi. Tutti, infatti, vogliamo andare avanti e far capire al pubblico che questo progetto non è solo un divertissement".
Il suo legame con Milano da cosa nasce? "Sono nato in Australia da genitori in parte scozzesi e in parte italiani. I miei nonni paterni, infatti, erano veneti e friulani. Il desiderio quindi era quello di ritrovare le mie radici. Poi uno scambio culturale tra l’Università di Melbourne, dove studiava mia moglie, e la Bocconi ha creato le condizioni per il trasferimento, così ora vivo in Porta Venezia".