
"Anelante" di Rezza-Mastrella
Milano, 3 gennaio 2016 - Milano, capitale del teatro italiano. A mani basse. Lo sarà anche nel 2016? Il menu è grasso, per quantità e qualità. Ma l’anno nuovo significa anche dover affrontare un mondo difficile, dal futuro incerto. Come cantava Tonino Carotone. Vuoi per i nuovi equilibri che porteranno le amministrative. Vuoi per l’evoluzione attuativa del Decreto Ministeriale che sta cambiando regole e geografie del teatro. Trascinandosi dietro un bastimento carico di ricorsi, paure e interrogativi.
Un problema che probabilmente non riguarderà il Piccolo, destinato a un regime di autonomia. L’attesa più grande è per «L’opera da tre soldi» di Damiano Michieletto, che si adegua all’anniversario brechtiano dopo la prova in chiaroscuro di «Divine parole». Due mesi di tenitura dal 19 aprile, in largo Greppi continuano a puntarci forte. Anagoor, Ricci/Forte, Lev Dodin, Roberto Latini, il «7 minuti» di Massini per la regia di Gassmann (con Ottavia Piccolo) gli altri nomi da tenere d’occhio. Ma incuriosisce anche «Il Gabbiano» di Rifici già dal 12 gennaio, con Fausto Russo Alesi e Maria Pilar Pérez Aspa. Innamorato della drammaturgia anglosassone, l’Elfo Puccini sceglie per la sua nuova produzione «Harper Regan» di Simon Stephens, dal 9 febbraio per la regia di Elio De Capitani. Ma c’è molto altro in corso Buenos Aires: dalla personale di Carrozzeria Orfeo a gennaio, ad «Anelante» l’ultimo di Rezza-Mastrella, fino a «Ti regalo la mia morte, Veronika», il Fassbinder di Antonio Latella. Sempre vivace «Nuove storie» (Animanera, Biancofango), vetrina sul non banale. Un po’ come al Litta la rassegna «Apache», anomalia di un cartellone con il solito Syxty e «L’inquilino» di Claudio Autelli.
Bisogna invece attendere giovedì 28 gennaio per l’evento cardine del Franco Parenti: «Casa di Bambola», l’Ibsen della Shammah, con Filippo Timi a interpretare tutti i ruoli maschili. Si sa, Timi è il Savicevic del teatro, il numero 10 genio e sregolatezza. O emoziona, o si perde in inutili ego-vituosismi. Ma al botteghino piace. A prescindere. Chi bazzica per il Menotti se la vedrà con il Guccini di Emilio Russo, Binasco, Lello Arena e Caterina Murino in «Doppio sogno» (qualsiasi cosa faccia la Murino va segnalata, è risaputo).
L’unica nuova produzione del Cooperativa sarà invece il racconto bellico «Hermada» di Sarti, ma da segnarsi in agenda ad aprile Loizzi con «Il Matto 2» su Carlo Giuliani. Abbastanza? Eppure molto rimane da dire. Come il progetto internazionale Fabula Mundi al Teatro i; la scrittura di Rosario Palazzolo alla Contraddizione; Milena Costanzo e Teatrodilina al Pim Off; la nuova produzione «Il turista» di Fornasari al Filodrammatici; gli inquieti percorsi di Lorenzo Loris all’Out Off; la capacità di sorprendere di Zona K, Libero, Tertulliano; il Festival IF del Verdi; Cosentino a Campo Teatrale e Sinisi che torna al Sala Fontana. Senza contare la tradizione da abbonati di Manzoni, Carcano, San Babila e i buoni risultati pop del Martinitt. Tirando le somme: molto Novecento, una buona dose di drammaturgia contemporanea, nomi solidi e pochi classici impolverati. Si vorrebbe un pizzico di sperimentazione in più. E l’internazionalità non è a livello del resto. Ma è una seconda parte di stagione tutta da seguire. E scoprire.