DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Saviano racconta il sesso dei mafiosi "L’amore non salvò Vincenzina. Così si controllano menti e corpi"

Lo scrittore agli Arcimboldi con un recital tratto dal suo ultimo libro su intimità e criminalità organizzata. "In Italia la censura c’è già. La multa per diffamazione a Meloni? Una prepotenza a un cittadino e alla giustizia"

Roberto Saviano, scrittore e giornalista, 44 anni

Roberto Saviano, scrittore e giornalista, 44 anni

Milano – Amore e malavita. Immagine che ha subito il sapore del film di genere. Niente di più lontano. Qui l’indagine è serissima. Anche se la chiave di lettura risuona inedita: il sesso e i sentimenti come strumento per ragionare di criminalità organizzata. Delle sue dinamiche di potere (e di violenza). Ricerca meticolosa quella di Roberto Saviano. Si può leggere in “Noi due ci apparteniamo“, appena uscito per Fuoriscena, ma dal libro è un attimo passare a teatro. E così martedì lo si incrocia agli Arcimboldi con “Appartenere. La vita intima del potere criminale“. Replica unica. Per un adattamento che condivide una ragnatela di racconti e di episodi. Dove i movimenti del cuore si trasformano in sopraffazione e controllo.

Saviano, cosa aggiunge il sesso all’analisi sulla criminalità organizzata?

"Aggiunge il racconto dell’appartenenza e del presidio sui corpi. Il controllo non può essere solo economico o militare, per le organizzazioni criminali di tutto il mondo deve essere soprattutto un controllo che coinvolga corpo e sentimento".

Ci sono pratiche, abitudini, riti che lo caratterizzano?

"Quando Buscetta per la prima volta si è seduto davanti a Giovanni Falcone ha enunciato le caratteristiche che bisogna avere per poter far parte di Cosa nostra: essere monogami, non omosessuali, non avere parenti omosessuali e tutta una serie di regole che nulla sembrerebbero avere a che fare con la pratica criminale".

Quale episodio l’ha più colpita?

"Sicuramente l’unione tra Bagarella e Vincenzina, sua moglie. Anche lei discende da una famiglia potente, sanguinaria, i Marchese, ma il loro non è un matrimonio di convenienza: si sposano per amore. Eppure l’amore non li riscatterà. Non riescono ad avere figli e Vincenzina si convince che sia una punizione perché la mafia uccide anche i bambini. Bagarella un giorno torna a casa e la troverà morta, suicida, impiccata. E no, l’amore non ti salva, in questi contesti puoi solo sottrarre il tuo corpo, compiendo magari un gesto estremo".

Come fa chi prova un amore tanto forte a non avere tentennamenti nel mandare a morte qualcuno?

"In questo interviene la regola. Fanno esattamente quello che il loro ruolo richiede: devoti in famiglia e spietati fuori".

Perché afferma di essersi pentito di aver scritto “Gomorra“?

"Lo dico spesso, di essere pentito per avere scritto senza un paracadute. Ho da poco letto per Audible, a diciott’anni dalla sua pubblicazione, “Gomorra“. L’audiolibro è uscito proprio in questi giorni. È stata un’esperienza dolorosa ma forse necessaria per capire che non è possibile denunciare con prudenza. O denunci e accetti il rischio, o scrivi un romanzo, cambi i nomi, i luoghi e magari anche il momento storico… e ti metti in qualche modo al riparo. È qualcosa di diverso che ha pari dignità, ma io volevo fare proprio quello che ho fatto".

C’è altro che oggi farebbe diversamente?

"Forse andare via dopo le minacce e l’assegnazione della scorta. Salvare la mia vita. Ma non ne ho avuto il coraggio".

Come ha vissuto la condanna per diffamazione?

"Il punto non è come l’ho vissuta io, ma come il Paese reagisce a uno scrittore portato alla sbarra dalla presidente del Consiglio. È un’intimidazione a un privato cittadino e un atto di prepotenza verso il potere giudiziario, chiamato a decidere i limiti entro cui è lecito criticare il potere esecutivo. Beato chi pensa ancora che sia solo una questione tra me e Giorgia Meloni".

C’è un pericolo censura in Italia?

"C’è censura in Italia. La fase in cui dicevamo che c’era pericolo è superata, ci siamo dentro".

A teatro come si trova?

"Il teatro conserva quella dimensione umana che i social hanno totalmente sottratto all’interazione tra persone, quindi mi trovo benissimo".

È la settimana del Salone del Libro, cosa consiglierebbe?

"Sto rileggendo tutto Roberto De Simone. Sono cresciuto con “Il Cunto de li Cunti“ nella riscrittura del maestro e proprio ora sto iniziando a leggere il suo ultimo libro “Dell’Arco Giovanna d’Arco“, edito da Colonnese".