
Alexander Pereira davanti al Teatro alla Scala (Newpress)
Milano, 24 marzo 2015 - Una sorta di gentlemen agreement. Un patto tra gentiluomini per rispettare la parola data, nonostante una legge abbia modificato le condizioni in corsa. Può essere tratteggiato in questi termini il contesto all’interno del quale è maturata la rivisitazione al ribasso del contratto quinquennale tra la Scala e Alexander Pereira. Andiamo per ordine. Nel giugno 2013, il Cda sceglie il manager austriaco come successore di Stéphane Lissner: il neo sovrintendente accetta un taglio del 25% rispetto alla paga annuale del predecessore (507mila euro lordi) per una cifra che si aggira attorno ai 350mila euro a partire dal 1° settembre 2014. Nel frattempo, però, i piani vengono a dir poco scompaginati.
Anche per colpa di Pereira. Sì, perché nell’aprile 2014 scoppia il caso Salisburgo: a un passo dal siluramento, il dirigente viene salvato fino alla fine di Expo. Qualche giorno dopo, ecco il decreto Art Bonus, che introduce il tetto di 240mila euro lordi ai compensi dei dirigenti delle fondazioni liriche. Tradotto: Pereira dovrà accontentarsi. E si arriva così al 16 febbraio 2015: il nuovo Cda conferma il sovrintendente per 5 anni, con modifica dell’accordo alla luce del provvedimento firmato Dario Franceschini. E così accade. «L’emolumento – si legge nel comunicato ufficiale del Piermarini – è fissato in conformità al limite massimo normativamente previsto in 240.000 euro annui onnicomprensivi, adeguabili in caso di aggiornamento della normativa sui limiti retributivi». Tutto qui? Nient’affatto. «Il rapporto – conclude la nota – è soggetto a vincolo di esclusiva derogabile purché per attività non in concorrenza con la Fondazione e previa autorizzazione del Consiglio d’amministrazione». In soldoni: Pereira potrà lavorare una tantum per altri enti (con eventuali spese tutte a suo carico) per colmare almeno in parte il gap tra la somma inizialmente pattuita e quella «sforbiciata» dalla spending review, a condizione che le prestazioni non confliggano con gli interessi scaligeri e non ledano l’immagine del teatro.
Un compromesso, insomma, con un inquadramento pare da consulente e non da dirigente per Pereira. Che ieri ha presentato ai consiglieri la stagione 2016: 15 opere e 6 balletti, con prevalenza di titoli del repertorio italiano e valorizzazione dei laboratori ex Ansaldo (nuove produzioni in aumento come promesso). Ultima nota per una serata dedicata a Ennio Morricone, che, stando ai rumors, dovrebbe essere ospitata alla Scala alla vigilia della Giovanna d’Arco del 7 dicembre 2015: alcuni membri del board avrebbero sottolineato la necessità di non «rovinare» l’atmosfera che precede Sant’Ambrogio. Se ne riparlerà. nicola.palma@ilgiorno.net