ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Negrita, ecco il tour delle sorprese

Paolo Bruni (Pao) con il gruppo sul palco attesissimo dell’Arcimboldi

Negrita

Milano, 19 maggio 2019 - «È vero che una parte di fans dei Negrita preferisce comunque l’attitudine elettrica di palazzetti arene, ma ce n’è un’altra rimasta impressionata dal tour nei teatri di sei anni fa che non vedeva l’ora di rivederci in quella dimensione; così abbiamo approfittato di questo venticinquennale per riprovarci», spiega Paolo “Pau” Bruni sulla strada che stasera lo riporta agli Arcimboldi. La voglia di celebrarsi è la stessa della doppia antologia “I ragazzi stanno bene 1994-2019” data alle stampe tre mesi fa in occasione della rentrée sanremese.

Cosa cambia rispetto al tour di sei anni fa?

«Intanto abbiamo sei anni d’esperienza in più e una formazione diversa, visto che al tempo eravamo rimasti in cinque perché Franco ‘Frankie’ Li Causi se n’era andato lasciandoci senza bassista. Ora simo di nuovo in sei. Pure l’ultimo arrivato Giacomo Rossetti è polistrumentista così il bello dello show diventa proprio l’assistere alla rotazione continua di musicisti che passano da uno strumento all’altro».

Sorprese?

«Già nell’altro tour teatrale c’eravamo divertiti a stravolgere alcuni pezzi. Continuiamo su quella strada e la gente apprezza, perché ogni tanto denudare i brani per rivestirli in modo nuovo è stimolante ne ravviva la memoria. Quelli che abbiamo ‘violentato’ di più sono probabilmente ‘Il libro in una mano, la bomba nell’altra’, ‘Cambio’ e ‘Malavida en Buenos Aires’. Tre belle sorprese».

A Sanremo è più rock arrivare ultimi o ventesimi?

«Portavamo un pezzo non da podio e va benissimo così. In concerto ‘I ragazzi stanno bene’ già riceve l’ovazione riservata di solito dal pubblico a quelli più storicizzati. Sinceramente, mi sarei aspettato un piazzamento leggermente migliore, diciamo da metà classifica; ho avuto la sensazione che non si sia voluto capire che eravamo lì a celebrare i nostri 25 anni di carriera. Ma la delusione è durata solo qualche secondo, anzi 20 metri; quelli che, dopo l’annuncio, ho percorso per andare dal divano davanti alla tv dell’hotel al bar ad ordinarmi un gin tonic».

Di questi tempi cantare dei “fantasmi sulle barche e di barche senza un porto, come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco” che reazioni comporta?

«Il nostro pubblico sa benissimo come la pensiamo. Fra l’altro nello show eseguiamo tutte le sere pure ‘Sale’ che criticava fortemente l’atteggiamento politico di quegli anni dominati segnati dalle politiche di Bush e, in Italia, della fantastica triade Berlusconi-Fini-Bossi. A ben vedere c’è sempre un buon motivo per cantare canzoni come quella. Tornando a Sanremo penso che il popolo italiano alle ultime elezioni abbia preso un abbaglio clamoroso, ma se glielo fai notare con una canzone, non ti premia. Però, su certi argomenti, preferisco espormi che rimanere zitto».