Milano – Domani Mogol riceverà il Master ad Honorem in Editoria e produzione musicale della Iulm. “Il mio lavoro un po’ tutti questi riconoscimenti se li è meritati, perché ho studiato tanto” racconta l’autore più noto e influente nella storia della canzone italiana, milanese classe 1936. “Nessuno nasce con la penna in mano e la prima canzone che ho scritto, ‘Mamma guitar’, faceva pena. Veniamo tutti al mondo con un talento da individuare, ma poi bisogna crescerlo con la passione, il lavoro, l’autocritica”.
Il 3 novembre è al Lirico con “Emozioni, la mia vita in canzone”, lo spettacolo in cui viaggia con Gianmarco Carroccia tra i successi scritti assieme a Lucio Battisti.
“Sul palco con noi ci sarà pure l’Emozioni Orchestra composta da 20 elementi diretti dal maestro Marco Cataldi, autore pure degli arrangiamenti”.
E poi c’è l’atmosfera del Lirico Giorgio Gaber.
“Non tutti sanno che Gaber l’ho scoperto io. Una sera andai, infatti, al Santa Tecla e lo vidi esibirsi al posto del cantante titolare della sua band, che era malato. Al termine, gli proposi di venire in Ricordi il giorno successivo per metterlo sotto contratto. Ma non si presentò. Così tornai al locale chiedendo cosa fosse successo e lui mi rispose che pensava si trattasse di uno scherzo”.
Due coincidenze in una.
“È incredibile cosa succede a volte nella vita. Mia moglie s’arrabbia quando dico che sono un uomo fortunato, ma è proprio così. E da cattolico ringrazio il Signore per aver ricevuto più di quel che ho dato”.
Milano l’ha lasciata oltre trent’anni fa.
“La scelta di andarmene a vivere ad Avigliano la feci nell’89 passeggiando nel traffico di Piazza San Babila. Ci misi un anno a trovare l’angolo di Umbria giusto e poi mi trasferii. Ho lasciato Milano a 54 anni, quindi il grosso delle mie canzoni l’ho scritto qui in città, a cominciare da quelle di Battisti, Cocciante e Celentano”.
Pure Tenco.
“Se stasera sono qui“ la scrivemmo assieme nei primi anni Sessanta, ma Luigi, che aveva una voce molto interessante e un’attitudine alla Nat King Cole, rimaneva titubante, così un giorno, mentre andavamo in trattoria, ci fermammo nel mio studiolo in Corso Buenos Aires e gliela feci registrare. Nel ’67 Wilma Goich la presentò al Disco per l’Estate, ma qualche mese dopo recuperammo il provino originale di Tenco, lo completammo con gli arrangiamenti orchestrali di Gian Piero Reverberi, e lo pubblicammo trasformandolo in un grande successo”.
È in arrivo pure un suo libro, intitolato “La Rinascita”.
“Si tratta un trattato di prevenzione primaria che nasce con l’intento di suggerire soluzioni per individuare ciò che fa bene e ciò che fa male alla nostra salute; soluzioni che attraverso la conoscenza ci indicano la strada per non ammalarsi. L’ho scritto col professor Giovanni Scapagnini e con i consigli di importanti medici e ricercatori scientifici. Graficamente è scritto con lettere cinque volte più grandi del normale per poter essere letto anche senza occhiali”.
Consigli utili.
“A me per strada 88 anni non me li dà nessuno”.