ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

La nuova catarsi dei Marlene Kuntz: "Riportiamo gli anni Novanta in tour. La scena di oggi? I Måneskin spaccano”

Il frontman Cristiano Godano: noise, grunge e prog, all’epoca fare certa musica in Italia sembrava una follia. Appuntamento all’Alcatraz il 14 marzo: “Sarà la festa rock di genitori e figli”

I Marlene Kuntz si esibiranno all’Alcatraz di Milano il prossimo 14 marzo (Cristiano Godano è il terzo da sinistra nella foto)

I Marlene Kuntz si esibiranno all’Alcatraz di Milano il prossimo 14 marzo (Cristiano Godano è il terzo da sinistra nella foto)

Milano – “Fine della danza” è il brano che lega i Marlene Kuntz a un passato che non passa. "Lo scrivemmo ai tempi di “Catartica“, ma rimase fuori dall’album finendo in un bootleg (“Demosonici“, ndr ). Così ci è sembrato giusto pubblicarlo ora che cade il trentennale di quel capitolo decisivo della nostra discografia" racconta il frontman Cristiano Godano, assieme al chitarrista Riccardo Tesio, nell’attesa di (ri)proporre “Catartica” dal vivo all’Alcatraz il 14 marzo. "Al tempo vedemmo quel nostro primo album come la realizzazione di un sogno dopo 7 anni di gavetta e di cose che non succedevano. C’è da dire che poi, però, abbiamo lavorato duro per fare durare quel sogno più che si può".

Al tempo venivate assimilati a Sonic Youth vostro malgrado.

"Influì forse il fatto che nelle interviste li portavo come gruppo di riferimento. Riccardo, che veniva dal metal, neppure li conosceva. La similitudine magari nasceva dalla passione per il noise e la forma prog di certe canzoni, che seguivano una costruzione e se ne andavano da un’altra parte. Fare certa musica in Italia rappresentava un po’ una follia, ma ne eravamo consapevoli".

Gli anni Novanta erano pure quelli del grunge.

"Quando uscì “Nevermind“ coltivavo quel sogno già da una decina d’anni. All’inizio l’attacco di “Smell like teen spirits“ mi sembrò addirittura un po’ banalotto, poi, però, mi resi conto che era pazzesco".

“Catartica”, “Il vile” e “Ho ucciso paranoia”, i vostri primi tre album furono prodotti dall’etichetta del Consorzio Suonatori Indipendenti.

"Il rapporto con i Csi iniziò nel 1992 grazie al concorso musicale Rock targato Italia, che aveva come premio uno spazio nella compilation prodotta proprio dal bassista del Consorzio, Gianni Maroccolo. Otto canzoni in tutto. Eseguite dai primi otto classificati tra i sedici iscritti. Arrivammo noni… Ma, vivaddio, i Rifiuti Solidi Urbani per motivi ideologici si tirarono indietro ed entrammo noi. Ecco perché consideriamo un po’ Maroccolo la nostra “chioccia“, l’uomo che fino a sei-sette anni fa è stato dietro a tanti i nostri progetti e con cui, pure adesso che siamo diventati adulti, manteniamo un rapporto di grande amicizia".

Qual è il vostro pubblico oggi?

"A 57 anni, non mi aspetto una marea di ventenni, ma una platea di coetanei con i loro figli".

Nel 2012 giocaste la carta di Sanremo, con ospite Patti Smith. In questi dodici anni, mai avuto voglia di tornare?

"Sì, e l’ultima volta è stata un paio di anni fa. Puoi anche decidere di snobbarlo, ma nella musica c’è un gran bisogno della forza mediatica del Festival".

Chiedere ai Måneskin…

"In una intervista al Guardian , Damiano & Co. tra i riferimenti hanno citato pure noi, Afterhours e Verdena. Non riesco a spiegare il fenomeno, ma sono andato a vederli dal vivo… E spaccano".

Cosa c’è nella scaletta di questo spettacolo celebrativo?

"Ovviamente “Catartica“ quasi per intero, ma anche altri brani dei nostri anni Novanta. Per fotografare bene l’approccio noise di allora. I sei sold out già incassati da questo nuovo giro di concerti dimostrano che la gente ci aspetta. E che quindi, a dispetto del sottotitolo, “Catartica 2024 – Complimenti per la festa! Una festa del ca**o“ non sarà una festa del…".

Questo tour primaverile, a cui ne seguirà poi uno estivo, ha una dedica particolare.

"Sì. È per il nostro ex batterista Luca Bergia (scomparso un anno fa, ndr ). Finita la mia avventura con i Jack on Fire, fu lui a convincermi ad entrare nei Marlene. Dopo un paio di “avance“, ci trovammo ad un concerto torinese dei Public Enemy e, davanti all’insistenza, non seppi dire di no".

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