Milano – Due di venti. Dopo il prologo di Castelvolturno di dieci giorni fa, l’“Estate catartica” dei Marlene Kuntz entra nel vivo stasera con lo sbarco al Cortile delle Armi del Castello Sforzesco. Seconda tappa di un cammino che tiene Cristiano Godano & Co. sulla strada fino all’autunno, con replica pure a Brescia il 22 agosto, questa rentrée milanese conferma grossomodo l’impianto dello show offerto dai Marlene a primavera sul palco dell’Alcatraz, con undici delle tredici canzoni (più un inedito) entrate trent’anni fa tra i solchi del loro folgorante album di debutto assieme ad altre reliquie anni Novanta come “Ape regina” o “Come stavamo ieri” dell’album “Il vile” o “Ineluttabile”, “Infinità”, “Lamento dello sbronzo” di “Ho ucciso paranoia”.
Cristiano, qual è lo stato d’animo di questa rentrée?
"Siamo pronti, vogliosi, determinati. Se i concerti di primavera erano una bomba, questo lo è anche di più. Ovviamente, pure la tranche estiva del tour di ‘Catartica’ è dedicata al nostro ex batterista Luca Bergia (scomparso lo scorso anno, ndr )".
Intanto lei è appena tornato in libreria con “Il suono della rabbia”, volume in cui raccoglie i “pensieri sulla musica e il mondo” affidati nel tempo alle pagine della rivista Rolling Stone.
"Pure nel disco c’è un sentimento paragonabile alla rabbia. Per fortuna quando scrivo ho la capacità di mitigare questo sentimento rabbioso in una riflessività diversa con gli strumenti dell’affabulazione e del cercare di essere equanime nell’esternazione del mio sentire. Ma nei miei scritti ci sono pure altri sentimenti quali il dispiacere e la frustrazione per come vanno le cose nel mondo".
Si deve a questo il titolo un filino rude del giro di concerti: “Complimenti per la festa! Una festa del ca**o”?
"Se uno riflette su quel che sta accadendo nel mondo non può non essere triste e arrabbiato. Basta ricordarsi del riscaldamento globale, delle guerre, delle estreme destre di nuovo in auge un po’ ovunque che sembrano destinate a diventare il leitmotiv dei nostri prossimi anni. In Francia ieri si sono riempite le piazze perché la gente è impaurita e, invece di star lì a digitare commenti sui social, preferisce scendere in strada".
L’emergenza più grossa?
"Per me rimane quella ambientale. Gran parte dell’umanità non ha ancora capito che il problema è molto più che grave. Siamo veramente molto vicini al punto di non ritorno. Ho un figlio e mi dispiace per lui. Molto".
Per i Marlene dopo l’estate catartica italiana arriva un autunno catartico europeo.
"La definirei una piacevole appendice. Eccetto i Måneskin, infatti, qualsiasi gruppo rock di casa nostra quando va a suonare all’estero si ritrova davanti un pubblico composto per lo più da italiani che vivono là. Italiani che, però, portano al concerto gli amici ed è allora che il confronto si fa interessante. Ti trovi in territori importanti per la musica rock e, pur provenendo dalla periferia dell’impero, devi saperti dimostrare all’altezza".