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Cultura e Spettacoli

Marina Rebeka, la Scala è casa mia

Il soprano convince tutti nel capolavoro Thaïs, dieci minuti di applausi. "Il pubblico mi commuove"

Marina Rebeka è la star del capolavoro di Massenet "Thaïs", alla Scala fino al 2 marzo

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Milano - Nel suo sguardo intelligente e ironico si avverte l’immane talento, la singolare creatività che la porta a essere il soprano più interessante del nostro tempo. Da ascoltare, vedere, conoscere, Marina Rebeka è la star assoluta del capolavoro di Massenet "Thaïs", in scena alla Scala fino al 2 marzo, sul podio Lorenzo Viotti. Nata a Riga, artista internazionale, imprenditrice - con il marito ha fondato un’etichetta discografica- Rebeka si racconta in un perfetto italiano: "Amo la vostra lingua, il repertorio lirico. Il pubblico italiano è caloroso". L’altra sera, lo spettacolo ha avuto 15 minuti di applausi.

Maestra, come riesce a rendere Thais così toccante? "Ho letto sia il romanzo di Anatole France a cui s’ispira il libretto di Gallet sia quello scritto dal russo Efremov “Thais l’ateniese“, entrambe mi hanno aiutato a capire questa donna realmente vissuta. Una cortigiana pagana che scopre se stessa attraverso la redenzione: muore come un’asceta, una monaca. Nel duetto finale lei si rivolge al cielo e l’uomo che ha cercato di convertirla al cristianesimo si rende conto di amarla".

La Prima è stata un trionfo. "Alla Scala sono a casa, l’altra sera si avvertiva elettricità fra noi. Questo è bello perché non è un’opera italiana, comunico con la musica, non con la parola; ho cercato di unirmi al pubblico, il silenzio, l’attenzione erano totali. Mi sono commossa".

Che ricordi conserva del nostro Paese? "Ho vissuto a lungo a Parma, mi dividevo fra Conservatorio e teatro, studiavo e poi correvo al Regio ad ascoltare Verdi. Nel 2008 ho debuttato alla Scala, ho subito voluto incontrare i loggionisti, condividere l’atmosfera delle gallerie. Per loro la lirica va oltre la passione, è vita. Nel 2013 sono tornata con i Filarmonici della Scala per cantare arie di Mozart, poi ci sono state due Traviata, non dimenticherò mai la mia ultima Violetta per l’apertura del teatro dopo il lockdown, senza scenografie. Un momento intenso".

E di Milano? "È una città pratica, vitale, sempre in movimento, la presenza della moda, del design si sente. Mi piace venirci spesso, adoro la Scala, il Duomo, i Navigli, ma se dovessi vivere in Italia sceglierei Roma, continuo a pensare che sia la più bella città del mondo".

Con suo marito ha fondato una casa discografica. "È ingegnere del suono, la nascita di questa etichetta è stata, per me, una necessità. Non basta solo la registrazione, è fondamentale l’elaborazione del suono perché sia vicino alla mia voce, con i suoi colori. Un’etichetta nostra permette di valorizzare nuovi cantanti, farli conoscere al grande pubblico, creare copertina che non tradiscano l’opera, che comunichino a chi acquista l’album cosa andrà ad ascoltare".

La vostra casa è in Lettonia. "Caterina, mia figlia, ha dieci anni ed è giusto che cresca dove è nata. In questi giorni è con me a Milano, ama la musica da quando è nata; ha studiato flauto, pianoforte sempre con naturalezza. Si diverte a canticchiare arie di Thais, l’altra sera alla prima recita era felice. Non ama il pop ma la classica; ogni bambino dovrebbe conoscere la musica, praticare uno strumento e poi scegliere ciò che preferisce ascoltare".