DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Marco Maccarini: “A piedi in cerca di me stesso, perdersi è la libertà assoluta. La notorietà? Non mi manca. In tv l’unica che mi stregò fu Alanis Morissette”

A inizio millennio con dread lunghi e biondi è stato una delle star della tv: “Mtv on the Beach un’esperienza meravigliosa ma faticosa. Registravamo tre puntate al giorno, arrivavi al tramonto spellato da fare schifo. Tutti si sentivano in diritto di domandarmi se ero stato con Kris & Kris. Cose davvero assurde”. Ora l’ex vj racconta le sue esperienze da camminatore nel libro “Un decimo di te“

Marco Maccarini

Marco Maccarini

Milano – Quello coi dread. Lunghi e biondi. Che ci impazzivano tutte le amiche. Marco Maccarini, fra gli uomini più invidiati del pianeta. Almeno a inizio millennio. Che ognuno ha il suo inferno, d’accordo. Ma lavorare per Mtv dalle spiagge di Ibiza non sembra fra i destini peggiori. Ai suoi piedi le folle di Trl e Festivalbar. Poi sono cambiate le priorità. Ed é diventata fondamentale un’attività antica, solitaria, spirituale: camminare. Tanto da scrivere sull’argomento “Un decimo di te“, in uscita per Limina e sabato ospite al Salone del Libro. Sempre che arrivi in tempo. Visto che a Torino ha deciso di andarci a piedi.

Marco, a che punto è?

“Sto uscendo adesso da Milano. Vedo in lontananza degli orribili casermoni, non sono nella tundra. Anche se il mio sogno è quello un giorno di viaggiare vuoto di ogni cosa, senza neanche sapere dove andare. Condizione in cui non ha più senso il concetto del “perdersi“”.

Non la spaventa come prospettiva?

“Per nulla. Lo considero anzi uno stato ideale, di assoluta libertà”.

Quando ha scoperto questa nuova dimensione?

“Già da bambino mi godevo le escursioni con i miei genitori, la fatica. Credo sia stato un imprinting. Ricordo poi il primo cammino, quello di Santiago. Intrapreso dopo aver ascoltato il padre di un mio amico, un uomo colto affermare “Se l’avessi fatto prima la mia vita sarebbe stata diversa“. Un viaggio che nel 2005 non era ancora così alla moda. Ma il vero cambiamento è arrivato solo nel 2016”.

Qual è stata la spinta iniziale?

“Per la prima volta ho sentito il bisogno di rallentare. Non riuscivo più a trovare in tv quelle condizioni ideali di chi lavora con passione ma senza pensare di fare un intervento a cuore aperto. Equilibrio che invece aveva caratterizzato i miei primi 15 anni di televisione. In quel momento ho deciso di attraversare la Liguria a piedi, da La Spezia a Mentone dove stavano i miei figli, condividendo il percorso sui social. Un’esperienza incredibile. E da allora ogni anno attraverso un paio di regioni d’Italia”.

Com’è la condizione del viandante?

“Ti permette di entrare in contatto con la grande bellezza del mondo e delle persone, capaci di offrirti qualsiasi cosa nel momento del bisogno: un sorriso, acqua, qualcosa da mangiare. In Sicilia perfino un melone da due chili, ho dovuto rifiutare”.

Quanto è presente la tensione spirituale?

“È ineludibile, devi proprio mettere un tappo per non voler guardare fuori e dentro di te in una situazione come questa. Poi io scelgo anche la comunicazione più leggera, l’aneddoto, la cosa curiosa. Come il fatto che poco fa sono passato sotto il balcone in Duomo dove facevamo Trl. Ma stai talmente tante ore solo con te stesso, che per forza sei spinto a fare la tua domanda all’universo. E soprattutto a lasciar correre i pensieri, anche quelli brutti, che improvvisamente scivolano via, perdono di attrito”.

Mi sa che di attrito ce n’era poco già sulle spiagge di Ibiza.

“Va be’, Mtv on the Beach è stata un’esperienza meravigliosa. Più faticosa però di quel che si può pensare. Veniva trasmessa tutta estate ma noi registravamo in un breve arco di tempo. Quindi almeno tre puntate al giorno, arrivavi cotto al tramonto, spellato da fare schifo. Tutti quelli che mi avvicinavano si sentivano poi in diritto di domandarmi se ero stato con Kris & Kris o com’era tizia nell’intimità. Cose davvero assurde”.

Le manca quel tipo di visibilità?

“No, assolutamente. Ma mi fa invece piacere che mi venga riconosciuto di aver portato un po’ di innovazione in tv. La mia conduzione è sempre poggiata sul linguaggio di tutti i giorni, colloquiale. E in questo è stata un punto di rottura”.

Si è mai montato la testa?

“Sono torinese, ho un certo understatement nel dna che mi tiene coi piedi ben piantati per terra. Al limite il problema è che non riesco mai a gioire molto delle cose”.

Incontri speciali?

“Una sola volta sono stato stregato, persi addirittura il controllo e dovetti interrompere l’intervista per qualche minuto, non capivo più nulla. Tutta “colpa“ di Alanis Morissette. Mi aveva ammaliato. Ho la presunzione di pensare che sia stata una cosa reciproca ma non ci fu più occasione di incontrarsi. Niente”.

Cosa troviamo nel suo libro?

“I racconti di quegli anni, i retroscena, i cammini e le avventure, il mio percorso di vita e di lavoro. C’è quindi anche un aspetto un po’ più leggero, mentre piano piano emergono concetti importanti, come quello di lasciare andare. È una guida al cammino in generale, un vademecum su come approcciarsi al proprio, personalissimo viaggio”.