ANDREA SPINELLI
Cultura e Spettacoli

Valeria Rossi e Dammi tre parole, il tormentone del 2001: “Con i diritti della canzone ci compro i regali di Natale. Oggi faccio suonare le piante”

La regina delle hit parade anni Duemila: “Sto seguendo un percorso di avvicinamento al mondo vegetale, ogni pianta ha il suo ‘caratterino’ ed emette delle frequenze che poi attraverso una app si possono convertire in suono". I ricordi di quell’estate memorabile: "Bruno Vespa sognava di fare una puntata sui ‘Rossi’ a Porta a Porta con me, Vasco e Valentino". Il più bel complimento ricevuto? “Il giorno che mi hanno detto ‘tu non sei da ufficio’”

Il tormentone dell’estate fece volare Valeria Rossi in cima alle classifiche. "Ora faccio suonare le piante". Con Vasco e Valentino, che trio: "Bruno Vespa sognava di fare una puntata su di noi a Porta a Porta".

Il tormentone dell’estate fece volare Valeria Rossi in cima alle classifiche. "Ora faccio suonare le piante". Con Vasco e Valentino, che trio: "Bruno Vespa sognava di fare una puntata su di noi a Porta a Porta".

Milano – Cosa ci fa un’eroina delle hit-parade anni Duemila in una serata dedicata a “La discoteca anni 90”? Valeria Rossi se l’è chiesto prima di accettare l’invito a condividere con Chumbawamba e le Spice Girls, Los Del Rio e Corona, Backstreet Boys e Crystal Waters un party malato di musica dance e di ricordi come quella in programma stasera sul palco dell’Arci Bellezza. È proprio lei, la campionessa delle “tre parole” più amate delle playlist, infatti, l’ospite speciale di questo dj set spostato di trent’anni. "La discrepanza c’è, inutile negarla" esordisce Valeria. "Per una volta, però, s’è voluto aprire quel format dedicato alla musica degli anni Novanta pure al decennio successivo".

Lei negli anni ’90 c’è cresciuta. Canzoni che rappresentano bene quella lunga stagione? "Sicuramente ‘Smells like teen spirit’ dei Nirvana o ‘Fight da faida’ di Frankie hi-nrg mc".  

Col suo titolo originale “Sono un guaritore” indubbiamente “Tre parole” avrebbe perso un bel po’ della spensieratezza.

"Direi proprio di sì. Il nuovo titolo rappresentò una sintesi eccezionale del testo. L’introduzione della figura del guaritore non avrebbe centrato l’essenza. Come chiusura del cerchio, mi sono specializzata in terapia bioenergetica studiando sul libro di Alexander Lowen ‘Amore, sesso e cuore’, quindi non troppo lontano dalle mie ‘sole, amore, cuore’, parole simboliche perché a me piace la realtà a più strati".

Edoardo Gabbriellini ha lavorato con registi come Virzì, Guadagnino, Winterbottom, ma nel video gli faceste fare l’ape pasticciona. Casi della vita.

 "Assolutamente. Si creò una bella intesa fra noi, il regista Dario Cioni e l’operatore Chico De Luigi: clima divertito e divertente, credo affiori bene dal video".

Cosa fece al tempo coi guadagni di quel brano? "Ci comprai casa ai miei genitori a Mentana, periferia di Roma, perché mamma lavorava al C.n.r. e quindi non molto lontano da lì. Un passo importante, visto che ci siamo sempre sentiti ‘migranti’ arrivati da Tripoli quando le cose iniziarono a mettersi male per gli stranieri in Libia".

Dopo tutto questo tempo, coi diritti di una hit così uno cosa ci compra? "I regali di Natale. Anche se l’utilizzo negli spot pubblicitari a volte consente qualcosa di più, dipende dagli anni. Il bello è che, superato il ventennio di rendimento Siae più o meno costante, un pezzo diventa di fatto un evergreen, avvicinandosi ai grandi classici senza tempo".

Nel 2001 Vasco trionfò fra gli album con “Stupido Hotel” e lei fra i singoli con “Tre parole”. Un anno da Rossi.

"Diverso tempo dopo Bruno Vespa carezzò perfino l’idea di fare una puntata di Porta a Porta sui Rossi, ospitando Vasco, Valentino e me. Alla fine, però, non se ne fece niente".

La prima canzone che ha fatto ascoltare a suo figlio Miro, oggi quindicenne?

"‘Mangiafuoco’ di Edoardo Bennato, per fargli scoprire le favole della sua infanzia da un’altra angolazione".

Il più bel complimento ricevuto?

"Beh, il giorno che mi hanno detto ‘tu non sei da ufficio’, non è stato male. Penso, infatti, di aver fatto una carriera universitaria significativa, in bilico tra giurisprudenza e antropologia, spingendomi poi fino alla bioenergetica, perché lo studio è sempre stato il mio rifugio".

L’ufficio dell’anagrafe di Monza l’ha poi abbandonato.

"Ripreso e rilasciato. Perché oggi, oltre che nella musica, molto del mio impegno è pure nell’aiuto; attività che per me rappresenta anche un percorso di crescita personale di conoscenza, di consapevolezza, di esplorazione".

Fa perfino suonare le piante.

"Seguendo un percorso di avvicinamento al mondo vegetale ci si avvicina pure al proprio, perché ogni pianta ha il suo ‘caratterino’ ed emette delle frequenze che poi attraverso una app si possono convertire in suono".

In base a questo lei che pianta si sente?

"Mi ha dato delle belle sorprese il broccolo. Anche se parlare di me come una broccola, forse, non è carino".