GIAN MARCO WALCH
Cultura e Spettacoli

Al teatro Franco Parenti il battesimo del nuovo “linus”

Cambia veste la storica rivista di fumetti

Il primo numero di Linus datato 1965

Milano, 31 maggio 2018 - “Noblesse obilge”, ma anche la cara vecchia buona educazione che sarebbe bene si salvasse anche dai venti politici più maleodoranti… Dunque, la parola a Elisabetta Sgarbi, nuovo direttore responsabile: «Linus ritorna bambino è una constatazione e insieme un invito che abbiamo scelto per connotare questo nuovo inizio. Un inizio nel solco di una tradizione bella che ha tra i suoi alfieri anche Umberto Eco».

Un ri-battesimo celebrato ieri al teatro Franco Parenti, in allegra compagnia di José Muñoz e Gino&Michele, Giulio Giorello e Marcello Jori. Di Anna Maria Gandini, moglie di Giovanni, lo storico fondatore nel 1965 del magazine. E di Igort, fumettista di consolidata fama, nuovo direttore editoriale: «Sul nuovo “linus” saranno ospitati grandi fumetti di livello internazionale ma anche racconti originali». E il nuovo “linus” vuole mantenere subito le promesse. Già dalla copertina: firmata dall’americano Art Spiegelman, l’autore del rivoluzionario “Maus”, capolavoro di straordinaria coraggiosa intensità. Una “cover”che attesta senza mezzi termini la linea civile che la testata - peraltro l’unica sopravvissuta all’età d’oro delle riviste dei “fumetti d’autore” - intende seguire. “Ehi, che cos’è questa puzza schifosa?”, chiede un uomo a un altro durante una passeggiata. “È… È il nostro presidente!”, risponde il secondo indicando una piccola m… su cui svolazzano alcune mosche. Una battuta anti-Trump pubblicata negli States sulle pagine di “Resist!”, un foglio “free press” realizzato dalla moglie di Spiegelman, Françoise Mouly, art director del “New Yorker”, e dalla figlia Nadja. Il “Resist!” che si può leggere, tradotto, anche su “linus”: basta rovesciare il giornale e partire dalla quarta di copertina. Ma il vecchio “linus”? Tranquilli. A pagina 4 ecco le strisce di Schulz, anzi, proprio la prima, famosa: l’amico che esclama “Arriva il buon vecchio Charlie Brown!”. E subito dopo: “Quanto lo odio!”. Inizio di un’interminabile saga punteggiata di umoristiche amarezze

. A illustrare immediatamente le ambizioni del “linus” passato nella stiva già affollata della Nave di Teseo, la casa editrice di Elisabetta Sgarbi, irrompe il testo inedito di Michel Houellebecq, lo scrittore francese amato-odiato: un abbecedario da “auto” a “Zarathustra” passando per “culo” e “religione”. Ma sono soprattutto i fumetti ad affollare le pagine del giornale: autori d’epoca come Bill Watterson, qualcuno ricorda Calvin & Hobbes? o Vaughn Bodé, incarnazione cartoonist dello psichedelico Jim Morrison, ed esordienti in Italia, è il caso di Sammy Harkham, maestro Usa del fumetto alternativo. L’italiano Davide Toffolo, che alterna matite e musica con la maschera di uno dei “Tre allegri ragazzi morti”. I dimenticati Kin-der-Kids di Lyonel Feininger, maestro della Bauhaus. E lo straordinario Nejishiki, manga di Tsuge Yoshiharu, considerato il Salinger del fumetto.