
Silvia Colasanti, autrice dell’opera “Anna A.“ dal 28 settembre alla Scala
Milano, 20 settembre 2025 – “Anna Achmatova è una donna che sfida il potere e, nonostante le persecuzioni e le ingiustizie scrive e le sue poesie sopravvivono”.
Così Silvia Colasanti, compositrice e autrice dell’opera “Anna A.” ispirata alla vita della grande poetessa russa, che andrà in scena alla Scala dal 28 settembre al 2 dicembre. Il libretto è di Paolo Nori (tratto dal suo libro “Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova“), la regia di Giulia Giammona. Anna Skyrleva dirige Solisti, Orchestra e Coro giovanile dell’Accademia della Scala. Elena Ghiaurov interpreta il personaggio di Achmatova.
Anna Achmatova (1899-1966) fra le maggiori poetesse europee, nasce nei pressi di Odessa, in Ucraina, fa parte del gruppo di poeti acmeisti in cui conosce il primo marito, Alexei Gumilev, con cui ha un figlio; si separano nel 1918 e Gumilev verrà fucilato nel 1921. La censura si abbatte sulla produzione poetica di entrambe, Anna si risposerà ma il marito muore dopo pochi anni per tubercolosi. Il terzo marito Nicolaj Punin vine arrestato più volte, come era ccaduto a Lev, lei riesce a farlo liberare con l’aiuto di Pasternak ma Punin viene di nuovo arrestato e muore in un gulag nel 1953; due anni dopo Anna pubblica “Poema senza eroe”.
“È una storia vera, simbolica in cui l’arte continua a vivere nonostante il potere. E oggi più che mai la sua voce continua - racconta Colasanti - Abbiamo scelto frammenti della sua opera per rivelare la sua personalità. Attraverso lei prendono corpo tanti momenti della sua vita e tante vicende della cultura russa. Non c’è un ordine cronologico, frammenti s’ intrecciano alla storia russa. È importante che la musica scelga le parole giuste, poi arriverà la regia a spiegare la trama, ma prima delle parole c’è la musica”.
Nell’opera di Colasanti, prima donna a comporre per la Scala, s’intrecciano canto e prosa, il racconto della vita di Anna Achmatova negli ultimi giorni della sua vita, all’ospedale di Domeodovo dove viene confortata dall’amica Lidija Cukovskaja che negli ultimi anni della censura aveva memorizzato i versi di Anna diventandone segreta custode. Dalla conversazione tra le due donne emergono i ricordi di Achtamova, i lutti, le persecuzioni ma anche la forza della poesia. Quando le mogli e le madri degli scomparsi assiepate con lei davanti il carcere di Leningrado le chiedono se può raccontare quello che stanno vivendo, Anna risponde: “Posso”.
L’opera è divisa in tre situazioni musicali: il racconto delle notizie è affidato a voci recitanti “su una musica evocativa dell’orchestra”,poi c’è la narrazione con le relazioni fra i personaggi; il canto arriva nei momenti di poesia. “Un buon libretto d’opera, in generale, deve avere poche parole che fissano subito un’immagine poetica che offra l’occasione di un’espansione lirica”, conclude Colasanti.
Paolo Nori, ha pubblicato romanzi e saggi, il suo ultimo libro “Chiudo la porta e urlo” è stato finalista al Premio Strega 2025, ha tradotto e curato opere di grandi poeti e scrittori russi “Quando Silvia mi ha chiamato per chiedermi di scrivere il libretto - spiega Nori - mi sono sentito onorato ma non volevo accettare. Sono uno scrittore, so che ciò che entra in un mio romanzo dipende solo da me “In questo caso, però, tutto dipende dalla musica. Anna Achmatova sarebbe felice di sapere che la Scala ospiterà un’opera in italiano su di lei. La poetessa aveva imparato l’italiano per poter leggere Dante”.