DIEGO VINCENTI
Cultura e Spettacoli

Noi e “Immensamente Giulia”, polaroid della generazione Navigli: i palchi, le band e Pinketts 20 anni dopo

Addio alla musa della canzone che lanciò il gruppo Le Vibrazioni. Il dolore di Francesco Sarcina. I concerti alle Scimmie, le notti al Trottoir e la fiera di Sinigaglia

Un frame dell'attrice che ha interpretato Giulia nel videoclip di "Dedicato a Te"

Un frame dell'attrice che ha interpretato Giulia nel videoclip di "Dedicato a Te"

È uno di quegli strani momenti. Che ogni tanto travolgono senza neanche capire poi bene perché. Di solito uno evita pure di esprimerli al mondo, se li tiene stretti nel proprio intimo, mentre finisce di mettere a posto casa o prepara la schiscetta per il lavoro. Il territorio d’altronde è quello dei sentimenti: scivolosissimo. Delle mani fredde, delle contraddizioni. Di quello che ci lasciamo alle spalle e che fingiamo di dimenticare e cose simili. Materiale da maneggiare con cura. Poi però fai un giro sui social e capisci che oggi non sei il solo. E quello strano cortocircuito emotivo questa volta è stato una specie di delicato terremoto generazionale.

Fascia d’età: 40/60. Motivo? È morta Giulia Tagliapietra, eterna ragazza di 46 anni, malata da tempo. Un marito e due figli. Anche se per il mondo era “Immensamente Giulia”, visto che a cavallo del millennio aveva fatto girare la testa a Francesco Sarcina, salvandogli in qualche modo la vita (parole del cantante milanese).

Era stata lei l’ispirazione per “Dedicato a te”, primo singolo della band. Anno 2003. Successo clamoroso. Una di quelle canzoni che basta leggere il titolo e subito ti viene da canticchiare il ritornello. Un post su Instagram di Sarcina ha comunicato la notizia. Facendo il giro del web. E a tutti è venuta un po’ quella voglia lì di ragionare della vita e dell’amore e di quando hai vent’anni e parti per arrivare sulla luna ma poi ti schianti in un atterraggio di fortuna. "Fare come un equilibrista, che sul mondo sfida il crollo delle sue capacità…", cantano Le Vibrazioni.

Mentre scorrono le polaroid di una città che non sembra neanche più la stessa. Perché chiaramente la prima cosa che uno fa è rivedere il video. Alimentare lo spleen. All’epoca fu proposto in due versioni: la bionda e la bruna, dai capelli della protagonista. Dopo pochi mesi arrivò invece la parodia di Elio e le Storie Tese. Roba da Milano al quadrato. Un lungo piano sequenza, quasi virtuosistico. Anche se più verace che preciso. Dettaglio che già racconta qualcosa di quegli anni.

Una ragazza apre gli occhi al suono di una sveglia. Non uno smartphone. Salta giù dal letto, indossa quelle lunghe calze a righe orizzontali generatrici di sogni e di promesse. Le avevano tutte. S’infila un maglioncione e giù veloce in un cortile di balconcini popolari, che ci sono gli amici da ascoltare in concerto alle Scimmie, frammento di storia cittadina, ora chiuso. Proprio come Le Trottoir, lì vicino. Dove si andava a bere un bicchiere e a fare due chiacchiere con Andrea Pinketts.

Chissà perché viene in mente. Forse per quella camminata sui Navigli mezzi vuoti, senza dehors ma pieni di cicatrici. Dove passavi per fare un giro alla Fiera di Sinigaglia in Darsena, gli anfibi che costavano meno. Se eri fortunato trovavi la bancarella con i cd da Londra, le registrazioni dei rave e di quel che rimaneva della scena alternativa. La cassa dritta dell’elettronica. Prima di inciampare in un ritornello che ti rimaneva in testa pure se non volevi: “Ma questo è dedicato a te, alla tua lucente armonia, sei immensamente Giulia…”. E giù a cantarla ispirato, nei momenti più inopportuni.

Sullo sfondo di una Milano che borbottava e si voleva bene. Più di quello che aveva il coraggio di raccontarsi. Mentre la scena musicale cambiava ancora una volta e i piccoli palchi dettavano il ritmo, senza sapere di avere una data di scadenza ravvicinata. Sarà allora la serata. O questo profilo uggioso. O i Cccp al Carroponte che si fanno pagare 60 euro. Ma certo la malinconia morde forte alle caviglie. Per una città più brutta ma più vera. E per quelle nottate senza eventi, dove però di cose ne succedevano parecchie. Per quello che eri a vent’anni e che nel frattempo si è seduto da qualche parte in salotto e tu che hai imparato a girarci intorno. Con un po’ di (in)sofferenza. Per tutte le Giulia della propria vita. Che forse non hai mai smesso di amare.