Guappecartò, venti candeline da spegnere all’Arci Biko. “Milano, uno dei nostri porti sicuri”

Il gruppo, tra musica neo-classica e la musica tzigana, sarà domani in via Ettore Ponti. “Il nostro inizio? Grazie all’attrice Madeleine Fischer”

I vent'anni di Guappecartò

I vent'anni di Guappecartò

Milano – Vent’anni di Guappecartò. "Domenica sera all’Arci Biko di via Ettore Ponti racconteremo aneddoti della nostra storia, ma, soprattutto, ripercorreremo il nostro percorso musicale, partendo dagli esordi da buskers per arrivare alle sperimentazioni elettroniche", raccontano il violinista Mala e il contrabbassista Braga, “Guappi di cartone” fautori di un pop in bilico tra musica neo-classica e la musica tzigana. "Tutto accompagnati da Matteo Nocera alla batteria, Andrea Marchesino alla chitarra, Luciano Macchia al trombone e Raffaele Kholer alla tromba. Un ensemble messo assieme proprio per festeggiare questo anniversario".

Com’è iniziata l’avventura?

"Giusto vent’anni fa suonavamo per strada in via Maestà delle Volte, a Perugia, quando si parò davanti la nipote di Madeleine Fischer, attrice svizzera degli anni Cinquanta trapiantata in Umbria, proponendoci di partecipare alle audizioni avviate dalla zia per la realizzazione della colonna sonora del film ‘Uroboro’, una sua produzione in uscita di lì a qualche mese".

L’inizio di una lunga collaborazione.

"Lavorammo un anno con lei nella campagna della Valdichiascio, decidendoci poi a lasciare il nido per prendere il volo con questa avventura musicale. Non eravamo ancora un gruppo vero e proprio, ma un gruppo di musicisti che eseguiva motivi balcanici e musica popolare varia".

Questo omaggio rappresenta un po’ un cerchio che si chiude.

"Non a caso l’uroboro è un simbolo molto antico di infinito, eternità, ciclicità del tempo, rappresentato proprio da un serpente che si morde la coda. Un cerchio che si chiude. Al Biko riserveremo sicuramente un piccolo omaggio a Madeleine, mentre il nostro prossimo album, in uscita l’anno prossimo, sarà interamente dedicato a lei".

Nati in Italia e trapiantati a Parigi. Milano com’è entrata nella vostra musica?

"Abbiamo registrato un paio di album, ‘L’amour c’est pas grave’ e ‘Sambol - Amore Migrante’, ispirato alla storia del compositore croato Vladimir Sambol, alle Officine Meccaniche con Mauro Pagani. E sempre lì è nata pure una parte di ‘Amay’, il nostro progetto con la cantautrice Francesca Neripè. E questo ha contribuito a rendere Milano uno dei nostri porti sicuri con Perugia, Napoli e, appunto, Parigi. Macchia e Kholer sono di qui, avevamo già collaborato ma questa è la prima volta che affrontiamo un intero concerto assieme".

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