Milano, 31 ottobre 2023 – C’è un «prima», e un «dopo» , nella pittura di Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828). Artista colto e accademico contribuì con la propria opera a un cambio di paradigma mentale nell’arte spagnola del XVIII e XIX secolo.
Lo si capisce chiaramente nella raffinata e corposa mostra Goya. La ribellione della ragione (sino al 3 marzo, prodotta da Palazzo Reale con 24 Ore Cultura in collaborazione con Real Academia de i San Fernando di Madrid) che Palazzo Reale dedica al genio spagnolo. Settanta le opere esposte fra le quali anche alcune delle più importanti incisioni, affiancate dalle loro originali matrici di rame. Dove si coglie tutto il processo creativo di Goya, "che ha fatto del disincanto la cifra della sua opera", ha spiegato Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale.
Il prima, dicevamo, in Goya. Coincide con i suoi esordi, con opere in linea con lo stile di pittura del suo tempo, quindi legate ai temi tradizionali, cari alla committenza; ritratti, il gioco, il popolo che si diverte. Ai suoi esordi, Goya non appare un pittore colto, nè coinvolto nella complessa situazione politica del suo tempo. Ma un po’ alla volta il contatto con gli illuministi suoi conterranei gli fa aprire gli occhi. Ed ecco il "dopo", con un atteggiamento critico di fronte al mondo e alla realtà (da qui “Capricci“, “Follie“, “I Disastri della guerra“), una realtà che "nel sonno della ragione" può generare mostri; la diffidenza verso i lavori di commissione, il rifiuto dell’elemento annedotico e di costume, l’ansia di creare una pittura nuova in contrasto con le norme del "bello", in cui anche il "brutto" diventi una categoria estetica. L’interesse, sempre più marcato, verso soggetti intimi, così come verso temi sociali. L’allestimento della mostra, dello studio Novembre, rende bene il passaggio, dal "bianco al nero". Di assoluto rilievo, come segnala il curatore Victor Nieto Alcaide, "la presenza in mostra, per la prima volta, delle matrici delle incisioni, vere e proprie opere d’arte di Goya".
Opere che ci parlano anche dell’oggi, con le guerre in corso in Israele e in Ucraina.
Nelle “Fucilazioni del 2 maggio“ e in una serie di incisioni, “I disastri della guerra“, Goya lascia una testimonianza degli orrori della guerra d’indipendenza (contro l’invasore francese), poichè influì in modo particolare sulla mentalità collettiva degli spagnoli che la vissero. Occasione, unica ed irripetibile, la mostra, per ammirare le incredibili matrici in rame, oggetto di un restauro artistico di prestigio, a firma italiana, ossia dell’Istituto centrale di Grafica di Roma.
E riflettere sul presente.