Morto Giovanni Gastel: addio al gentleman della fotografia

Gastel sconfitto dal Covid a soli 65 anni. Sul Giorno fece un ritratto della pandemia: "Come un attacco alieno"

Il fotografo Giovanni Gastel

Il fotografo Giovanni Gastel

L'avresti detto immortale. Non per nulla, senza la minima alterigia, con la semplicità che può essere figlia solo di un’eleganza innata, anche assorbita, tramandata, si descriveva in pochi tratti: "Sono nato in una famiglia pazzesca. Sono alto un metro e novanta, ho giocato a tennis e sono diventato un campione, sono andato a cavallo. Le donne? Mi adorano. L’auto? Una Rolls, ideale per non stancarsi nel traffico". Breve pausa. E un’aggiunta, con lo stesso tono di divertita nonchalance: "Ah, ho lo stesso segno zodiacale di Dio". Peccato che il Covid, se ha un’anima, molto meglio, un animo, questo è certo demoniaco. E ieri pomeriggio ne ha dato un’ennesima prova strappando al mondo, a soli 65 anni, nell’ospedale in Fiera in cui era ricoverato da alcuni giorni, Giovanni Gastel, il fotografo di moda di fama internazionale, ma avendolo conosciuto viene spontaneo dire il gentleman della fotografia. Gastel che, poco più di un mese fa, proprio a questo giornale aveva regalato della pandemia un ritratto inedito: "Questo periodo di emergenza sanitaria lo vivo come un attacco alieno. Speravo di combatterlo in un mondo unito e coeso, cosa che in realtà non è successa". Alla domanda successiva: "Se credo negli alieni? Non lo escludo. C’è una tale miriade di possibilità".

Un intellettuale della fotografia, Giovanni Gastel. Quando, nel luglio di tre anni fa, gli chiedemmo di scegliere un suo scatto per aprire un supplemento estivo, ci fece avere un semplice profilo femminile, di spalle, a occupare l’immagine uno spicchio di mare e tanto, tanto cielo. E ci spiegò, a noi e ai lettori: "La creatività dovrebbe essere un’operazione a togliere. Così, invece della classica Miami beach ho scelto di andare in spiaggia sul nascere dell’alba nel vuoto e nel silenzio e, complice un perfetto vento leggero, cercare di creare una ‘donna vela’".

Doverosi cenni biografici. Giovanni Gastel era nato a Milano nel 1955, figlio di Ida Visconti di Modrone, nipote di Luchino Visconti. Qualche altro particolare: "Posti che per altri sono musei per me erano casa. Come Villa Erba, residenza estiva della mia famiglia". Principe del glamour, maestro di autoironia, Gastel. Si divertiva a ricordare che il padre, quando seppe che voleva fare il fotografo, gli regalò un pettine e uno specchio: "Mi disse che sarebbero stati utili soprattutto ai miei clienti, visto che avrei fatto foto tessere tutta la vita...". Invece Gastel ha finito per ritrarre quasi tutte le donne più belle del mondo: "Mi è mancata Kate Moss. A dire il vero, anche la Merkel...". Coltissimo, persino poeta, Gastel è stato probabilmente l’unico fotografo capace di citare le Scritture: "Quando risorgeremo, saremo luminosi e perfezionati. Ecco, voglio entrare in competizione con Dio". E chissà se il dio dei fotografi l’ha accolto con una coppa di champagne, proprio come lui fece con il giornalista che andò a intervistarlo nel suo studio alle sei del pomeriggio. Ancora cin cin, Giovanni Gastel.

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