
Eugenio Finardi
Milano, 2 novembre 2016 - Ci sono le canzoni di quarant’anni fa, e anche i musicisti che collaborarono ad arrangiarle e inciderle su 33 giri diventati classici del rock italiano. «Album figli dello spirito dell’epoca - spiega Eugenio Finardi - quando i dischi erano espressione del collettivo. Di una situazione, cioè, fatta di grande spontaneità e improvvisazione, senza un produttore o un arrangiatore. Non a caso sono stato il primo, in Italia, a volere che i nomi dei musicisti che suonavano con me in studio comparissero tutti nelle fodere interne degli album, in calce ai testi delle canzoni». Molti di quei musicisti tornano ora ad accompagnare Finardi sul palco di “Musica ribelle - La reunion”, il concerto di venerdì al Teatro Dal Verme di Milano (ore 21), che segue la ripubblicazione, in versione rimasterizzata dai nastri originali, dei primi cinque album del cantautore, usciti originariamente fra il 1975 e il 1979.
Lo show, già sold out, vedrà la band di Finardi affiancata da Walter Calloni, Lucio Fabbri, Lucio Bardi, Claudio Pascoli, testimoni della primissima fase creativa dell’autore di “Sugo” e “Diesel”; poi Mark Harris, Mauro Spina e Maurizio Preti, già componenti dei Crisalide, il gruppo che partecipò alle registrazioni di “Roccando rollando”. E poi, ancora, Patrizio Fariselli e Ares Tavolazzi degli Area - nati, come Finardi, nella scuderia della Cramps di Gianni Sassi - e Vittorio Cosma ed Elio e Faso delle Storie Tese.
Protagonista assoluto della serata, il sound della cosiddetta “area milanese”, nato proprio intorno ai primi album di Finardi e alla sua idea di fondere Vivaldi con i Weather Report. «L’intenzione - racconta Eugenio - era di fare rock, ma con radici nella musica italiana. Batteria al massimo, ma anche mandolini elettrici e violino. Era, potremmo dire adesso, la via italiana al rock. E forse, per il modo in cui lavoravamo, anche la base di quella che è l’Indie, la musica indipendente di casa nostra».
sandro.neri@ilgiorno.net