MARCO GALVANI
Cultura e Spettacoli

Il ritorno di Enrico Beruschi: in scena ci vuole il cuore

Ieri come oggi, 44 anni dopo. In mezzo, una vita presa sempre col sorriso fra conti, lirica e cabaret. Stasera Beruschi sarà allo Spirit de Milan (via Bovisasca 59 dalle 19.30, ingresso gratuito) per “Tacchi, datteri e dadi”

Enrico Beruschi

Milano, 8 novembre 2016 - Ieri come oggi, 44 anni dopo. In mezzo, una vita presa sempre col sorriso fra conti, lirica e cabaret. Pure quando ancora da “ragiunatt” alla Galbusera Biscotti «di giorno facevo il vice direttore e la sera ero l’ultimo dei pistola». Enrico Beruschi torna alle origini. Al cabaret dei tempi d’oro del vecchio Derby. Quello di Diego Abantuono e dei Gatti di Vicolo Miracoli, quello di Jannacci e Cochi e Renato. Quello del «lato più feroce della mia carriera» quando nel 1972 Walter Valdi «mi ha buttato per la prima volta sul palco dicendomi “Ué faccia de m..., duman te cumincet”». Stasera Beruschi sarà allo Spirit de Milan (via Bovisasca 59 dalle 19.30, ingresso gratuito) per “Tacchi, datteri e dadi”.

Che Beruschi salirà sul palco?

«Spensierato. Con me ci saranno Franco Visentin e Cino Bottelli. Saremo tre vecchie pantegane del cabaret. Un po’ di tensione c’è sempre ma l’esperienza mi dà sicurezza. Pescherò dal mio repertorio ma non ho bisogno di scrivere nulla. Ho solo bisogno di essere presente io. È il cuore che serve. Quello che manca oggi».

Oggi il cabaret ha un’aria diversa?

«Ai nostri tempi c’era allegria. Si iniziava con pudore e umiltà. Ora c’è turpiloquio, la voglia di essere subito ricchi e famosi. E il vizio di fare le cose a memoria, con gli artisti che rischiano di diventare attori e di restare sepolti fuori dalle mura. Ripeto, ci vuole più cuore: i giovani non devono presentarsi con la faccia da ratin scurlì, da topino con l’espressione dimessa e impaurita. Troppa poca spontaneità».

Sul palco come in tv...

«L’esperienza di Drive In (trasmissione simbolo della comicità anni Ottanta) manca anche se è irripetibile. Ormai si fanno trasmissioni da ridere che però ridere non fanno. Manca l’impegno di fare qualcosa di spontaneo. Eppure bastano 3-4 cose, non meno e nemmeno troppe di più. Come per far stare in piedi una sedia. Ma quelli sono segreti che tengo per me. Speriamo funzionino ancora».