
Elisabetta Sgarbi
Milano – Elisabetta Sgarbi alla guida de “La nave di Teseo“ proietta l’editoria italiana verso il futuro, con la libertà rischiosa di chi insegue un’idea, non un’ideologia. Alla scomparsa di Silvio Berlusconi, patron di Mondadori, che acquisendo Rizzoli nel 2015 diede origine alla prima holding nazionale ("Mondazzoli", termine entrato nel dizionario), inevitabile chiederle un ricordo.
La sua creatura non è nata contro qualcosa o qualcuno. Quali incontri, non scontri, ebbe con Silvio Berlusconi?
"Non mi piace la parola ‘Mondazzoli’, irriguardosa nei confronti di chi ci lavora. Ricordo quando Berlusconi venne a Ro Ferrarese, invitato da Vittorio (Sgarbi, suo fratello, ndr). Rese felice mio padre che festeggiava 95 anni, e da pochi mesi aveva perso la Rina. Un gesto molto bello. Di cui gli sono grata. Poche altre volte l’ho incontrato. Nell’ottobre 2015 ero direttore editoriale della Bompiani e si decideva la fusione che non condividevo; mi ritrovai con lui e la figlia Marina, con la quale conservo un bel rapporto. Ma allora non c’erano condizioni e volontà per un accordo. Fu un errore".
Di chi?
"Della Rcs vendere le case editrici, non della Mondadori comprarle. Fu un errore ideologico, imprenditoriale e prospettico. Ma è storia passata, e da quell’evento è nata La nave di Teseo".
Che in catalogo ha, o avrà, un testo di storia contemporanea che possa intanto inquadrare l’esperienza del leader politico più a lungo presidente del consiglio dopo Giolitti e Mussolini?
"Già in libreria, pubblicato mesi fa con il marchio Baldini + Castoldi, e ora di estrema attualità, c’è il libro documentato e ben scritto ‘Silvio in rosso e nero. La vita del cavaliere in sella all’Italia’ di Alberto e Giancarlo Mazzuca, che Silvio Berlusconi hanno conosciuto bene. E cito di Eco, critico, ‘A passo di gambero’ su quello che lui chiamava populismo mediatico".
Alla Milanesiana si discute in questi giorni di leggi buone e cattive. Molti atti giudiziari, relativi ai processi contro Berlusconi, saranno fonte per gli storici. Prematuro un giudizio?
"Aver fatto entrare il diritto, sezione curata da Piergaetano Marchetti, in un festival letterario-artistico, è la notizia. Abbiamo parlato il primo giorno di verità del diritto e dell’informazione, con molti spunti utili per ripensare il rapporto tra giustizia e media. Alcuni presenti avranno avuto in mente la vicenda Berlusconi, che però non è stato nominato".
Ineccepibile aver onorato Berlusconi col funerale in Duomo?
"Il Duomo non è il tempio dei misteri. È la casa dei fedeli di Milano. E lui a Milano ha fatto moltissimo, ne ha incarnato un certo spirito. Suppongo sia stata una decisione delle autorità ecclesiastiche, non dei politici".
Nell’imminente panegirico di Pietrangelo Buttafuoco, “Beato lui“ (Longanesi), si legge che “all’appuntamento con la storia, Berlusconi arriva premurosamente. Con l’aiuto di un amico, l’immaginifico storico dell’arte Vittorio Sgarbi... “. Corretto?
"Nel dargli la notizia della scomparsa ho sentito Vittorio molto scosso e addolorato. Erano amici. Ma tra i due amici, comunque il rapporto era complesso, non sempre rose e fiori".
L’eredità culturale di Silvio?
"Non una. Molte. Il politico, l’imprenditore, il costruttore, il presidente di squadre di calcio, marito, padre, uomo di spettacolo, personaggio tv...Gli storici si esprimeranno. Quanto all’eredità in senso materiale, le decisioni della sua famiglia incideranno anche sulla società italiana. Lasci a me ricordare invece un intellettuale scomparso due giorni prima di Berlusconi, Nuccio Ordine: a studenti e non studenti lascia la riscoperta di centinaia di classici del pensiero; anche su questa eredità, riflettiamo".