L'INIZIATIVA / Parole e pensieri ai tempi del coronavirus: "Numeri"

Hanno scritto per noi, tra gli altri, Andrea Bocelli, Giorgio Armani, Giovanni Malagò, Ettore Messina, Elio Franzini e Gianni Canova

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Milano, 3 maggio 2020 - Una parola al giorno, riflessioni e pensieri che andranno a costruire una "letteratura del ricordo". È l’invito che Massimiliano Finazzer Flory, regista e attore teatrale, lancia ai lettori in collaborazione con Il Giorno. Il drammaturgo propone una parola di stretta attualità legata al Covid-19, invitando i lettori a scrivere un breve pensiero (600-700 battute) in merito. Le riflessioni, da inviare all’indirizzo mail redazione.internet@ilgiorno.net, saranno pubblicate online e contribuiranno a costruire una memoria collettiva di com’erano la Lombardia e l’Italia ai tempi del coronavirus, accanto ai contributi che di giorno in giorno manderanno alcuni personaggi della cultura e dello spettacolo.

La parola odierna è NUMERI. Fino ad ora hanno scritto per noi:Giorgio Armani, Andrea Bocelli, Salvatore Veca, Ornella Vanoni, Dan Peterson, Antonella Boralevi, Quirino Principe, Gabriele Lavia, Laura Valente, Maria Rita Parsi, Gianni Canova, Gianni Quillico, Silvia Pascale, Stefano Bruno Galli, Edoardo Zanon, Fabio Scotto, Gilda Bojardi, Ico Migliore, Marconcini Alberto, Roberta Pelachin, Rosario Pavia, Ettore Messina, Giovanni Gastel, Edoardo Boncinelli, Giulia Carli, Pino Farinotti, Stefano Boldorini, Alberto Mattioli, Alberto Uva, Alessandra Miorin, Roberto Cacciapaglia, Sabrina Sigon, Angelo Argento, Anna Maria Cisint, Ilaria Guidantoni, Ivano Giulio Parasacco, Lavinia Colonna Preti, Letizia Moratti, Massimo G. Cerutti, Paolo Del Brocco, Pierluigi Biondi, Jacopo Rampini, Roberto Zecchino, Carlo Robiglio, Salvatore Carrubba, Corrado Sforza Fogliani, Giulio Giorello, Lorenzo Maggi, Alessandro Daniele, Alberto Mingardi, Monica Stefinlongo, Cesare Balbo, Elena D'Incerti, Giuseppe Mojana, Giulia Malaspina, Marco Nereo Rotelli, Michela Lucenti, Silvano Petrosino, Alessandra Marzari, Ariane, Deborah Cocco, Filippo Del Corno, Michele, Alessandro Pancotti, Maria Giulia Comolli, Franco Masanti, Alessandro Gabrielli, Girolamo Sirchia, Santo Rullo, Alessandro Daniele, Dori Ghezzi, Katia da Ros, Antonio Francesco Pollice, Maria Pia Ciaccio, Red Canzian, Cristina Veronese, Barbara Dei Rossi, Paolo Coppo, Carolina Labadini Mosti, Spartaco Rizzo, Roberta Usardi, Claudio Formisano, Roberto Rinaldi, Alberto Marconcini, Ilaria Massi, Giuseppe, studente di filosofia all'università Vita-Salute San Raffaele, Cristina Settanni, Cristina Salvador, Carmen, Alex Salmini, Eugenio Astorino Tutoli, Sofia Aloi, Lory, Cristina Barletta, Rosanna Calò, Graziano Camanzi, Raffaella, Miriam Merlo, Clara Canna, Riccardo, Fabrizio Gramigni, Luciano Vacca, Giorgio Piccaia, Elio Franzini, Franco Farinelli e Pier Paolo Bucalo.

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La vita è tutto un numero. La matematica, percepita ostile e astratta, attraversa ogni momento perché il pensiero conta, anche senza che noi lo sappiamo, e la vita è un nastro che si svolge, quindi scandisce attimi, uno dopo l’altro che sono numeri. Il linguaggio universale della musica non è che la poesia raccontata dai numeri, scritti sotto forma di note e di tempi. Il numero è la vita dall’uno all’infinito, dall’attimo e dalla materia all’eterno e allo spirito che è uno e multiplo. La distinzione, la differenziazione passa dall’idea del doppio e l’eccezionalità dei numeri la ritroviamo in espressioni come ‘numero da circo’, straordinario e strampalato; ‘dare i numeri’, oltre ogni razionalità; o in modo dispregiativo, essere ‘ridotto a un numero’, come qualcosa che non ha nome, non ha vita propria ma sta su un piano collettivo dove c’è soprattutto l’essere e non la persona. A questo proposito trovo orribile la statistica, ogni statistica, di vincitori e vinti, ma soprattutto delle vittime, numeri, dietro i quali c’è un uno irripetibile e infinito. La macabra computisteria della morte non rende ragione neppure ai numeri e alla loro sacralità.

Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice

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Siamo numeri, cifre sbriciolate davanti a telecamere.

Numeri giornalieri ora in aumento ora in diminuzione, anche questo passerà. La vita va, minuti ore giorni scorrono.

Uno, uno, due, tre, cinque, otto, tredici, ventuno…

La natura si svela alla sequenza del pisano.

Il creato è perfetto. Noi no, ma l’uomo vuole vivere. 

Ottimismo è anche questo!

Sospesi nell’aria viaggi senza volto ne confini ne regole verso casa e penetri con mani e umore nel corpo singolo in assenza d’equilibrio e di responsabilità e sempre in movimento aleggi surreale invisibile nelle città e piazze deserte ti incontro a tutte le ore rubi il tempo alla vita e sei scuola per noi bambini e nella paura d’accoglienza e complice la nostra apertura disponi di me di noi, identificati svelati scopriti e sarà liberazione e ricerca di partenza e la compagnia non sarà rischio con il pane quotidiano della lettura e e il lavoro di squadra faremo in ordine impresa di rete. E non saremo numeri!

Giorgio Piccaia, artista

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I miei numeri sono quelli che leggo. I miei numeri sono le pagine dei libri che ho sfogliato. I miei numeri oggi sono quelli delle anime risvegliate. Sono i numeri che sa contare Jodorowsky I miei numeri sono i giorni perduti e guadagnati nei nostri figli. Saranno di più di quelli persi se sapremo leggerci. «L'élite sapeva già del salto quantico, quindi hanno rilasciato quella cosa (pandemia). Non è nel loro interesse che siamo liberi ma non possono evitarlo. Siamo molto innamorati e ci sottovalutiamo, ecco perché hanno fretta di lanciare ufficialmente un nuovo ordine mondiale che inizierà il 14/05/2020.

IL SALTO QUANTICO È GIÀ AVVENUTO!

Le élite oscure sono molto preoccupate, sapevano che il collettivo umano stava raggiungendo una vibrazione molto elevata ma non erano consapevoli fino a che punto, né il numero di anime risvegliate che ci sono ora».

Michela

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Si fa presto a dire numeri. Bella parola. Sono stati compagni di vita, di morte, di speranza tra matematica, statistiche, curve che ci hanno fatto scoprire una nuova strada. Ora il numero è 2. Fase due. Ma poi? La tre che sarà?  I numeri del corona virus inoltre ora ci dicono a distanza di tempo che non sono giusti. Ne veri. Il contagio è partito prima. I morti sono di più.  E soprattutto va detto molti useranno i numeri altrui per chiedere soldi, assegni, assistenza. No. Non siamo conto correnti e questa crisi non è dei numeri di uomini e donne.  Numeri tuttavia attesi. Come lo zero. Per i contagi. Come l'infinito per la scienza.  Come quelli che temo peseranno in politica e che saranno quelli dei voti. Perduti e guadagnati da una classe dirigente che i numeri non sa contarli o meglio sa solo di sottrazioni.

Sveva Banfi

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Bussero (Mi)- 03/05/2021 (Un anno dopo) Mi ricordo un anno fa quando alle 18.00 in televisione aspettavamo con trepidazione la conferenza del capo della Protezione Civile, nella quale venivano forniti i numeri sull’andamento dell’epidemia del maledetto virus. Era una sofferenza ascoltarli, perché dietro quei numeri c’erano le tragedie di morti improvvise, avvenute in solitudine, senza l’accompagnamento degli affetti dei parenti. C’erano le pene fisiche di persone nei reparti di rianimazione, che lottavano per la salvezza dei loro polmoni intubate o sotto caschi, che li aiutavano a respirare. C’erano le preoccupazioni dei malati con pochi sintomi a casa, i quali temevano che la malattia potesse aggravarsi e di doversi recare in ospedali, che stavano raggiungendo il collasso. Imparammo però che la matematica, i modelli matematici, i grafici potevano aiutarci moltissimo ad interpretare il modo di diffondersi del virus. Dopo aver attuato le misure di chiusura, di limitazione dei movimenti e di distanziamento, attendavamo di vedere che il grafico della curva epidemica, raggiungesse il picco e finalmente si abbassasse, dimostrando che i nostri comportamenti virtuosi avevano effetti positivi. Imparammo come la bussola per la ripresa graduale delle nostre attività fosse un altro numero fondamentale, l’ R0, cioè l’indice di contagiosità, che doveva rimanere sotto l’unità e solo avvicinandosi a zero, ci avrebbe resi sicuri dal pericolo del microbico e sconosciuto nemico. Ad un anno di distanza, l’ R0 è ormai molto prossimo a zero. Abbiamo numeri affidabili sulla trascorsa epidemia, che ci hanno consentito di mettere a punto i modelli matematici epidemiologici. Nel caso di nuovi attacchi da parte del virus, ci permetteranno di prevedere in anticipo le sue mosse e di contrastarlo efficacemente battendolo sul tempo. Numeri a servizio della salute.

Roberto Rinaldi

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Ad essere onesto non ho un grandissimo rapporto con i numeri (basterebbe osservare con attenzione i miei risultati in matematica), ma più andiamo avanti coi giorni e più mi rendo conto che la nostra vita è appesa proprio a quei maledetti numeri… Penso che la maggior parte di noi, degli italiani, non aspetti altro che quel bollettino della protezione civile, che alle 18:00 in punto di ogni santo giorno ci fa guardare in faccia la realtà, una realtà cruda, certo, ma che ci permette di porci nuovi obiettivi ogni sera sperando che alla stessa ora del giorno seguente la situazione sia migliore. E quel fatidico numero 0? Non era mica quel numero nsignificante (non immaginate che goduria quando il risultato finale nelle espressioni a scuola viene proprio 0) a cui nessuno dà retta? A quanto pare stavolta non è così, 0 è quel numero che ognuno di noi sta aspettando ormai da mesi e che prima o poi arriverà, abbiate fiducia.

Matteo Brignone

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“I soldi sono entità numerabili

perciò parimenti adorabili”

recitava il sommo Mantra profano

in voga sino a ieri l’altro

 

Santificato da radiotelevisioni urlanti

al suo cospetto dispotico

un continuo servile pellegrinaggio

Insospettabili carità interessate

accompagnate da idoli ammirati

e paggi dal candido pelo sullo stomaco

Sommo vanto di ogni famiglia

far studiare e allevare

per poter continuare ad aspirare

 

Ieri inatteso un fulmine

ad ammutolire il cantico profano

Silenzio fuori e dentro me

odo solo rintocchi funerei

a scandire con macabra regolarità

i numeri di morti e feriti

La vera maschera si sgretola

lasciando apparire finalmente

la bellezza delle rughe della vita

l’imperfezione apparente

del vento che scompiglia i capelli

 

Oggi dopo un anno esatto

la pace è stata intimamente firmata

la Foresta di Simboli di nuovo svelata

dopo che ogni singolo numero

ha ripreso meritata dignità.

 

Stefano Boldorini

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I numeri ci circondano , ci compongono ,

Dalle più piccole cellule all'intero cosmo 

Ci quantificano e ci definiscono ,

Preferisco dire che ci valorizzano .

Le misure dell'uomo son cosi' sorprendenti ,

Secoli di storia , evoluzioni epocali ,

Idee innumerevoli , progetti immensi ,

Costruzioni smisurate , costi incalcolabili .

Qui le statistiche son problema irrisolto ,

Le distanze metri senza carezze ,

I volti divisi da panni inespressivi ,

E a volte le cure non contano più .

Eppure i calcoli son solo pensieri ,

Nati da stelle lontane ma fisse ,

Da sempre riflettono sulla realtà ,

Producono infinite opportunità .

I numeri , galileiani straordinari strumenti ,

Posson azzerare egoismi e dolore ,

Moltiplicando verità ed onore ,

Il migliore risultato è l'umana virtù  .

Anna Rosa

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Ormai siamo giunti alla fine di questa quarantena e tutto quello che i telegiornali ci hanno fatto sentire per 2 mesi sono numeri, numeri e poi ancora numeri, oppure gente che non sopportava più la quarantena e ha dato i numeri. Numeri sono diventate le persone decedute troppo in fretta. Abbiamo anche numeri positivi? Si, i numerosi animali usciti allo scoperto, dagli avvistamenti di pappagalli a Milano, ai delfini nei porti Liguri o alle Balene avvistate vicino alle coste sarde.

Giacomo Rondoni

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“Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato”. Credo che questa celebre citazione racchiuda perfettamente il mio pensiero. Quante volte ci troviamo a usare questi piccoli scarabocchi che regolano tutta la nostra vita? Nasciamo con il dovere di imparare a contare e sin da bambini il nostro impegno e la nostra passione viene spesso sintetizzata con un segno sul nostro quaderno della vita. D’altronde i numeri ci accompagnano, ci dicono se siamo stati bravi o no, ci ricordano quante rughe abbiamo sul viso, quanti soldi in banca e come un numero ha segnato l’inizio della nostra esistenza, sempre un numero ne segnerà la fine.

Alessandro Acatti

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“Non hai i numeri”: non ti ricordi chi te lo ha detto o forse eri tu che te lo andavi ripetendo da sola. Da ieri hai un tarlo: è stato quell’articolo entusiasmante sulla possibilità di un nuovo Rinascimento, è stato quello scambio di opinioni sul futuro prossimo. Si facevano paragoni tra quello che potrà accadere e il boom economico che negli anni Sessanta sollevò il Paese dalle macerie della guerra. Quindici anni. Per essere persuasa della conclusione a cui stai giungendo conti con le dita, sommi 15 alla tua età fresca di compleanno in lockdown. Forse l’ultima pagina maiuscola di Storia di cui sei stata veramente protagonista si chiude a partire da domani: tutti quei giorni a sopravvivere ai grandi numeri della pandemia, a discuterne come se qualsiasi altro argomento si fosse volatilizzato, parola d’ordine sempre e solo ‘distanza’. Alla pagina di Storia nuova puoi adesso spronare i tuoi figli e i tuoi studenti, ma non sarai tu a metterti un elmetto in testa e a lavorare nel grande cantiere della ricostruzione. Servono competenze nuove, idee, forze fisiche, nessuno potrà andare al risparmio, il freno a mano dell’anagrafe non sarà ammesso. Che ruolo puoi ritagliarti tu in quel pianeta innovazione che non sarà più un concetto vezzoso con cui in tanti promuovono la propria socialità? Tu che per anni hai vissuto di parole più che di numeri, ora che la tecnologia, la matematica, la statistica, la logistica –tutte cose con cui hai flirtato e non sei stata mai stabilmente congiunta – saranno i paragrafi del capitolo successivo della Storia di questo tuo mondo. Conti ancora con le dita, frughi tra le tue parole. No, non pensi di avere i numeri……

Elena D’Incerti

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Da quando è scoppiata la pandemia è emersa in contemporanea una fame di numeri su cui costruire (spesso in modo assai approssimativo) commenti, modelli, decisioni. La realtà è che, nonostante la disponibilità di tanti dati, questi rappresentano solamente la parte emergente della pandemia ma non rilevano in alcun modo il sommerso della stessa, la cui stima è affidata spesso a moltiplicatori di fantasia. È da poco iniziata un’indagine campionaria sierologica condotta da ISTAT e Ministero della Salute, in collaborazione con la Società Italiana di Statistica, volta a conoscere anche la parte sommersa del Covid 19 nella popolazione italiana. Da quest’indagine emergerà una fotografia della presenza del virus nella popolazione italiana dando così la possibilità di affidarsi a numeri più attendibili negli orientamenti e nelle decisioni.

Eugenio Brentari - Docente di Statistica – Università di Brescia

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Accade così, all’improvviso; stiamo seduti alla finestra e facciamo finta di guardare il cielo, pensosi. Un denso vuoto ci inonda tutto il petto e subito dopo sentiamo il crepitio di un’etichetta adesiva che si stacca sul cuore... abbiamo capito: siamo numeri. Le narici bruciano indignate e il peso di quest’attesa preme ancora di più sopra le nostre spalle, un sentimento che scioglie, e che addolora come fosse zucchero sparso tra i lucidi intestini di un pesciolino smembrato...Ma possibile essere arrivati a tanto? 

Se trapassiamo il giorno dopo ci aggiungono all’elenco come niente fosse e noi accettiamo...”Un’altro”, “un’altro”, “oggi quanti sono?” “Un po’ meno di ieri”, “ok...”; chissà se si curerà di aver rispetto di noi quell’inviato del tg2 che comunica sempre i suoi dati in diretta...Molto semplice: “2020: c’è richiesta, di un mondo, più intimo”.

Andrea David, liceo classico Cesare Beccaria

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