L'INIZIATIVA / Parole e pensieri ai tempi del coronavirus: "Distanza"

Il regista e attore teatrale Finazzer Flory invita i lettori de Il Giorno.it a "raccontarsi al tempo del virus"

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory, 55 anni

Milano, 13 marzo 2020 - Una parola al giorno per trenta giorni, un mese di riflessioni e pensieri che andranno a costruire una "letteratura del ricordo". È l’invito che Massimiliano Finazzer Flory, regista e attore teatrale, lancia ai lettori in collaborazione con Il Giorno. Il drammaturgo propone una parola di stretta attualità legata al Covid-19, invitando i lettori a scrivere un breve pensiero (600-700 battute) in merito. Le riflessioni, da inviare all’indirizzo mail redazione.internet@ilgiorno.net, saranno pubblicate online e contribuiranno a costruire una memoria collettiva di com’erano la Lombardia e l’Italia ai tempi del coronavirus, accanto ai contributi che di giorno in giorno manderanno alcuni personaggi della cultura e dello spettacolo.

La parola odierna è DISTANZA. Il primo contributo arriva dal fotografo Giovanni Gastel. Fino ad ora hanno scritto per noi: Andrea Bocelli, Gianni Canova, Edoardo Boncinelli, Silvano Petrosino, Maria Rita Parsi, Dan Peterson.

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“Monadi siamo” diceva Giordano Bruno e dunque nati in un corpo solo, con caratteristiche irripetibili. Nella nostra natura è già compreso il concetto di distanza per lo meno fisica come unità autonome. “Ognuno sta solo” diceva il grande Quasimodo. Invitandoci a considerare la nostra solitudine di passeggeri del mondo. Ecco questo momento ripropone forte e chiaro il concetto di solitudine personale. Ma a questo stato naturale si oppone invece la vicinanza di specie. L’umanità è una e unita al di là di ogni barriera razziale e geografica. La pandemia dimostra ancora una volta che siamo una specie sola, una razza sola a popolare il pianeta. L’Homo sapiens al di là di colori e lingue è la sola specie umana che popola il pianeta senza se e senza ma... Dunque, aiutati dall’epoca della comunicazione telematica. È possibile fare rete mondiale al di sopra e oltre gli stati e la politica. La comunicazione unisce in questo momento il mondo in una battaglia che richiede attenzione e pazienza ma che concede di non sentirsi veramente soli come immagino sia stato nelle epoche passate che hanno conosciuto pandemie. Unendo le nostre forze di esseri unici ma collegati potremo insieme vincere questa prova e forse ne usciremo convinti Di essere tutti vulnerabili singolarmente ma difficilmente battibili in un mondo unito e coeso.

Giovanni Gastel, fotografo

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Ci sono distanze spaziali e distanze del cuore, distanze del tempo, un oblio che misura la memoria perché l’assenza concentra l’attenzione sul qui e là; e c’è qualcosa che chiamiamo “La giusta distanza” – come dichiarava il titolo di un film di Carlo Mazzacurati, 2007 - quella lucidità che dialoga tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà. E’ lo sguardo del giornalista che vola con la curiosità e il coraggio cercando di non innamorarsi della notizia, per non perderne il controllo. Infine c’è una distanza incolmabile, quella del corpo e di quel senso che è l’olfatto, il fiuto della vita, che ci rende splendidamente animali.

Ilaria Guidantoni, giornalista e scrittrice del Mediterraneo

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Labbra serrate. Parlami delle mie rughe, dimmi di me. Labbra serrate, in attesa di muovesi. Il bianco non sorride e, come se non bastasse oggi pioverà. Prova a parlare, sentiamoci le voci, per sapere almeno uno iato di vocali anche sussurrato. Protendi il braccio, misuriamo la distanza.

Carmen poetessa Biella

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Distanza. Che vocabolo ambiguo.. se mantenuta è positiva, se subita è un dolore. La distanza fisica e la distanza psicologica: quale abisso. Abbiamo sempre ritenuto, nella nostra orgogliosa epoca digitale, che la distanza fisica non contasse se c’era una presenza emotiva. E ora che ognuno di noi sembra un maratoneta di solidarietà, pronto a dare tutto ciò che può tranne una vicinanza fisica ormai proibita, ne siamo ancora così sicuri? Stiamo vivendo un mondo affollato eppure vuoto. Siamo sicuri che, terminata l’emergenza, riusciremo ad abbandonare velocemente e volentieri questa distanza che tanto ci fa sentiere sicuri? Resto fiduciosa, resto convinta che, ora che abbiamo provato davvero cosa vuol dire la distanza da tutto e da tutti, il riavvicinarsi sarà un valore vissuto profondamente, sarà un’esperienza catartica. Vivere la distanza, forse, ci avrà insegnato quanto male può fare.

Giulia Carli

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Nanometro, kilometro, anno luce. Prima e dopo, l’ignoto. Esploro con lo spirito quelle distanze vissute in marcia o sui libri, dall’alto della mia nuova condizione di detenuto in dorati arresti domiciliari. Quale inaspettato privilegio tornare a sognare, per non soffocare. A farmi compagnia un Leone, una Fiaba, il Primo Amore, Dracula, una Penna dall’inchiostro magico come la fonte di Prete Gianni. La voce e i rumori, un tempo padroni del tempo, sono svaniti. E l’immenso suono celeste torna. Fuori, dove il fuori è tutto tranne me, non so più cosa vi sia. Da spioncini occhiuti siamo in molti a scrutare con sospetto il fratello, che prima era tale davvero. Semplici metri che divengono muri invisibili, a dividere di nuovo Gorizia con il filo spinato. Lo spazio tornato tale, dopo aver portato l’utile messaggio, tornerà a breve fedele alleato. 

Stefano Boldorini

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“Distanza”. Mi ricordo quando un anno fa ci fu chiesto di rimanere distanziati di almeno un metro l’uno dall’altro. Ci spiegarono che era una misura per la nostra sicurezza, per evitare che il terribile virus potesse trasmettersi da persona a persona. Cominciammo così a vedere delle file ordinate di persone , distanziate tra di loro, per entrare scaglionate nei market e ei negozi, che furono autorizzati a rimanere aperti. Persone silenziose, alcune con la mascherina, altre con una sciarpa sulla bocca, tutte un po’ intimorite , ma anche un po’ sospettose. File ben diverse da quelle tipiche all’Italiana. Abbastanza caotiche e chiassose, con persone insofferenti che si lamentano per la perdita di tempo e con i soliti furbetti, che aspettano l’occasione migliore, per intrufolarsi e sopravanzarti. In quel tempo di contagio fummo quindi costretti ad assumere comportamenti più rispettosi delle regole, diventando meno latini ed assomigliando più a nord-europei o anglosassoni. Roberto Rinaldi

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Hei You, out in the cold, getting lonely getting old, can You feel me? Hey You, don’t tell me there’s no hope at all: “ together We stand, divided We fall!!” Già nell’anno 1979 nel testo di Roger Waters i Pink Floyd urlavano ad ampi polmoni il “ grande Messaggio Sociale”! Con un piccolo passaggio arco-temporale e giungendo al IV sec. A.C., Aristotele nella sua “ Politica” asseriva che l’uomo è  un Animale Sociale per la sua propria tendenza ad unirsi ad altri individui e a costituirsi in società’, dove la socialità non è solo un istinto primario ma una ragionevole funzione d’insieme negli effetti sostanziali dell’unione. Dal IV sec. A.C. ad oggi 11/03/2021, Vi ripropongo: “ Together We stand, divided We fall!” “ Insieme stiamo in piedi, divisi cadiamo!” Se abbiamo imparato, comunichiamocelo poiché ne diviene la “ Vera Svolta Storica”. Alessandra Miorin

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Dalla distanza alla noia dalla noia alla distanza. In questo momento tutti siamo ai domiciliari, costretti a informarci sul percorso del contagio, dunque col televisore sempre in funzione. Ma il piccolo schermo non può vampirizzarci tutto il tempo e un po’ di tempo... avanza. Ecco, dico che andrebbe messo a profitto. E dico: i libri. Nelle ultime epoche li abbiamo trascurati, relegati a qualcosa che non serve a niente,  nei rapporti e nelle azioni. Roba, comunque, noiosa, e la noia è un demone del nostro tempo, che va comunque azzerato, esorcizzato.  In realtà  la noia può essere buona e propizia. La mia indicazione è “azzerarla”  rileggendo le opere che hanno formato la nostra educazione sentimentale e culturale. Ecco i “miei” titoli –di lingue, paesi e culture diverse-  per un ripristino che tutti, o molti di noi, mantengono nella loro memoria. Sarà un’intenzione bella e utile. I promessi sposi: c’è il luogo comune che ci hanno annoiato a scuola, ma, credetemi, vanno riletti. I dolori del giovane Werther (Goethe); Le due città (Dickens); La recherche (Proust); Gente di Dublino (Joyce)  Il giovane Holden (Salinger); Cento anni di solitudine (García Márquez). Per rifarsi la bocca e per ri-conoscere un po’ noi stessi. 

Pino Farinotti critico, scrittore, docente

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Nella nostra quotidianità a volte non abbiamo il tempo per stare vicini e solo ora che siamo distanti ce ne accorgiamo. Quanti rimpianti. In questi giorni voglio guardare “distante” pensando agli errori che non commetterò più.

Anonimo 

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Ricordo il tocco soffice, la tua pelle calda e morbida. Quando passavi il polpastrello leggero sulle mie braccia poi sulle mie spalle fino ad arrivare lì dove si incontrano le clavicole. Disegnavi universi sulla mia schiena con la tua mano leggera e movimenti eleganti, questo tuo modo di esprimere affetto, così puro e forte ma allo stesso tempo silenzioso. Poi alzavi il freddo indice dalla mia calda schiena e con la tua voce calma e pacata chiedevi “indovina cosa ho disegnato?”, e io sbagliavo sempre. Lo facevi quando eri stanco, troppo stanco per parlare o pensare e volevi comunque esprimere il tuo amore anche se attraverso un gioco, come se io potessi dimenticarmi di quale magnifico ragazzo io amassi e dell’incontenibile felicità sentita quando mi sfiorava il pensiero di cosa tu provassi per me. Tengo quei ricordi nel mio cuore e nella mia testa, anche se siamo separati va tutto bene. Andrà tutto bene vedrai, prendi questa distanza come un momento di riflessione, pensa a tutte le risate che ci facevamo, a come la tua spalla sfiorasse la mia, cosa provavi quando ci prendevamo per mano. Cerca di conservarli siccome ora dobbiamo stare lontani. Ma tranquillo, so che questo metro di distanza obbligatorio non fermerà le nostre menti da abbracciarsi. Possiamo ancora discutere di libri, di musica, di film e dei pensieri che ci attraversano la mente, proprio come facevamo sul mio divano. Io posso suonare il piano e tu la chitarra in videochiamata e sarà proprio come facevano per intere mattinate finchè il vicinonon veniva a bussare. Questa nostra distanza è temporanea, ma so che non allontanerà le nostre menti e non farà sbiadire i nostri sentimenti.

Anonimo

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Per me la distanza non è mai stato un vero problema. Mi viene spontanea… Certo, oggi ho visto una fiumana di persone a debita distanza l’una dall’altra fare la fila fuori dal supermercato. Una settimana fa non c’erano distanze, e uno riusciva a portarsi a casa la spesa settimanale anche se era un atto trafelato e l’unico momento di socialità era con la cassiera al momento di pagare la merce. Oggi no. Non solo devi pianificare i tuoi giri prima di uscire e metterlo per iscritto che si tratta di “necessità”, ma poi non è detto di riuscirci. Oggi però ho deciso di non preoccuparmene. A ricordarmi che è quasi primavera è stato un fiore di pesco “selvaggio”, sbocciato su un ramo di città. Se ci riesce il pesco a fiorire, bisogna impegnarsi al meglio in questo presente, e sorridere degli imprevisti (spesa sì, spesa no). Perché la vita è élan vital, non dimentichiamocelo (soprattutto a marzo!)

M. M. - 1966

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... la distanza tra le persone ... una distanza Surreale ... vedo scene durante l’uscita con il mio cane che hanno dell’incredibile, vedo gente prendere la distanza cambiando strada per evitarti e tenere la distanza. Oggi ció che mi fa stare molto male è la la distanza che mi separa dalla famiglia a cui vorrei dare un’abbraccio forte ... perchè in questi momenti li vorresti vicini ... loro poi sono commercianti che hanno chiuso l’attività e pensarli in quelle condizioni restrittive mi fa star male ... come fa male a tutta l’economia del paese. Una cosa mi auguro tanto ... speriamo che il nostro governo cancelli la parola distanza ... perchè solo la loro vicinanza puó aiutare la nostra italia ferita.

Alex Salmini

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Ti accorgeresti di qualsivoglia distanza, distrattamente,

 

In tempo di pace, quasi in modo indifferente.

 

Due corpi lontani,

 

di loro stessi sovrani,

 

ondeggiano nella città

 

con o senza tranquillità.

 

La separazione obbligata

 

In un’aria infestata,

 

nel tuo mondo cambiato

 

che incoscientemente pensavi immutato.

 

Una distanza per respirare delicatamente

 

affinché tu non sia invadente,

 

per non toccare

 

se non anche sfiorare,

 

quasi obbligato a circoscrivere te stesso

 

nell’ambiente in cui sei stato messo.

 

E la distanza la dovrai rispettare indefesso

 

perfino se sarai genuflesso.

 

In un batter di ciglio

 

Puoi ritrovarti accanto tuo figlio,

 

e nel totale parapiglia

 

sarai vicino a una famiglia.

 

Ma il virus non inventa distanze.

 

Distanze sono le nostre dimenticanze,

 

quelle che in tempi normali

 

ci fanno sentire gli unici esseri speciali.

 

Separa l’egoismo

 

Separa anche l’egocentrismo

 

Separa inoltre il qualunquismo

 

Separa esagerando pure il fanatismo.

 

La distanza fra nord e meridione

 

Una pluriennale questione.

 

La distanza tra occidente e islamismo

 

Non solo a causa del misticismo.

 

La distanza fra il ricco e il povero,

 

albergo con suite o ricovero.

 

Tra tifosi di opposte fazioni

 

Solo scuse per facili opposizioni.

 

Distanza tra pelli diverse

 

Frutto di menti ormai perse,

 

ma non solo tra bianco e nero,

 

il razzismo fa male davvero.

 

Distanza.

 

Distanze.

 

Lontananza.

 

Fuga.

 

Accidenti a questo virus del 2020.

 

Ma accidenti anche a chi non ha buoni intenti.

 

A piccoli passi, verso l’orizzonte

 

I cuori sensibili costruiranno un nuovo ponte.

 Antonello Corradi

 

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