
Milano – Dentro ogni donna c’è un puzzle di pensieri ed eventi. Qualcuna, tessera dopo tessera, ricostruisce il mosaico della sua realtà, popolata di persone e ricca di storie, condividendola con gli altri. Così ha fatto l’attrice e scrittrice Chiara Francini in “Forte e Chiara” (Rizzoli), coinvolgente, intimo racconto umano.
Chiara, lei si definisce una paesana, un’arricchita, una “parvenu“, una fuori posto.
"Sono tutte briciole che compongono il filone di pane, che mi rappresenta. Paesana, in quanto detengo le caratteristiche dell’ambiente piccolo in cui ho vissuto. Arricchita, perché possiedo il denaro, che prima non avevo. Parvenu, per aver acquisito una posizione economica e il che non significa che il mio modo di essere collimi con le sovrastrutture sociali circostanti. E una fuori posto da sempre. Tale mi sono sentita e sono stata percepita".
Nel libro usa l’espressione «una ragazza come io».
"Apparentemente sgrammaticata, restituisce l’unicità che ognuna di noi rappresenta. È il titolo del romanzo di Anita Loos".
Quale stagione della vita vissuta ripercorrerebbe?
"L’infanzia, la più lontana, per poter riassaporare la sensazione provata nell’assaggiare per la prima volta le cose".
Assicura che quella che è lo deve alle botte prese al liceo.
"È stato una palestra di vita. Mi ha consentito di non cadere nell’assuefazione del pensare che valessi poco, che magari fossi stupida, termine usato in modo poco pensato da qualche professore. Vi ho conosciuto l’amicizia, la cooperazione, ma anche le botte morali, da cui mi sono rialzata".
Dopo anni abbraccia, nonostante tutto, la professoressa di matematica.
"L’odio per le ingiustizie è proficuo. È ciò che ti muove e smuove. Odiare il male, poi, è il bene supremo".
Descrive ed è descritta da donne. La più incisiva per lei?
"Mia madre. Credo di aver poppato già nella sua pancia quello che lei era. Mi ha insegnato la speranza nella tragedia. È una donna combattiva, di paese, ma moderna, perché ha sempre lavorato, e dotata di grande senso del dovere e del sacrificio".
Cosa vuol dire essere donna?
"Significa essere una creatura complessa, un paniere pieno di delizie".
La figura femminile è ancora ingabbiata in un ruolo inferiore rispetto all’uomo?
"Non so se sia giusto parlare di gabbia, ma di piena consapevolezza che la diversità fa sì che le donne debbano essere più veloci, capaci di comprendere l’ambiente e le sovrastrutture circostanti, andare avanti, per essere sempre più libere e liberate. Oriana Fallaci diceva: “Essere donna è un’avventura che richiede un tale coraggio…”".
In tv seguiva “Non è la Rai”, un programma di sole donne.
"C’era similitudine di obiettivi tra quelle creature, che avevano potuto scegliere una via diversa, le amiche e me: la ricerca della felicità, il volerci sentire libere e felici".
Ora è in tv. A Sanremo ha recitato un monologo sulla maternità. Cosa direbbe ad un figlio mai nato?
"Va bene così, stai tranquillo, perché da un certo punto di vista ti porto comunque dentro e con te continuerò, come ho sempre fatto, a dialogare. Sei presente".
Parla anche di denaro.
"È connesso al lavoro, che serve per vivere, nobilita l’uomo e fa sì che ne tragga dignità. Deve essere di tutti, come si legge nella Costituzione e come diceva nel ’55 Piero Calamandrei nel discorso ai giovani".
Tra Milano, Roma e Firenze dove è più concentrato il potere?
"È sbriciolato ovunque, non ha una provincia, ma una geografia umana".
Differenze tra le città?
"La Capitale, indolente ed accogliente, è come una mamma di paese; è la dimora dove si può gustare la pasta fatta in casa con il ragù, per me preparato dal fidanzato. Firenze, o meglio Campi Bisenzio, dove non manca il ragù, è molto simile a Roma. A Milano la mamma, che ti fa da mangiare, ha anche fatto il corso di sushi".
Milano è più innovativa?
"Secondo me la tradizione è molto innovativa. È più moderno il sushi o il ragù?"
Milano è sinonimo di…
"Vita, energia. È molto ghiotta, golosa, è una brava ragazza, piena di talento, studiosa. Si veste bene e sa divertirsi. E’ in linea con il mio dinamismo".
Di che colore è la città?
"È verde acqua, il colore delle porte di casa mia..."