CRISTIANA MARIANI
Cultura e Spettacoli

Alessandro Marietti: “Vi racconto una notte a Milano, le mie canzoni oltre la movida”

Il cantautore racconta in musicva la vita dopo mezzanotte: “Un viaggio nella metropoli dal tramonto all’alba che comincia in ospedale e finisce per le vie della città”

Alessandro Marietti, in arte Le cattive compagnie

Alessandro Marietti, in arte Le cattive compagnie

Milano, 5 gennaio 2025 – Chi sono le cattive compagnie? Nel mondo del cantautorato milanese hanno un nome e un cognome. Alessandro Marietti in arte è proprio “Le cattive compagnie”. Il nome è quello di un progetto musicale in duo nato nel 2009 con il collega e amico Giulio Xhaet. “In quel periodo eravamo particolarmente ispirati dalle serate milanesi e dalla voglia di raccontarle” spiega Marietti. Le loro strade artistiche si sono poi separate, ma la suggestione di quelle “Cattive compagnie” è rimasta. E “Tutto in una notte” è il disco nel quale il cantautore racconta un’esperienza particolare: un’intera notte vissuta a Milano. Notte che, però, paradossalmente comincia con una disavventura in ospedale dello stesso Marietti durante la giornata. Protagonista che viene poi dimesso in serata. In tempo per trascorrere, appunto, una nuova notte a Milano.

Marietti, come è nato il disco? Perché “Tutto in una notte”?

“Ho scelto il titolo ‘Tutto in una notte’ perché le canzoni sono state tutte ispirate dalla notte, come se ci fosse un viaggio dal tramonto all’alba. Quando ho scritto queste canzoni vivevo molto di notte e la Milano notturna, ma tutto quello di cui parlo potrebbe anche accadere in altre città. Soltanto l’ultima è dedicata espressamente a Milano ed è anche quella meno malinconica, quella che apre una speranza sul futuro”.

Il brano più difficile da scrivere?

“Ci sono canzoni che nascono nell’immediato e altre su cui bisogna lavorare, ma tutte possono essere cambiate finché non sono pubblicate. Su ‘Gli scleri quotidiani’ ho dovuto lavorare un po’ di più perché l’avevo scritta a 16-17 anni e ho dovuto portarla avanti nel tempo”.

La sua canzone preferita di questo disco?

“’Saluti da Milano’ è una canzone che mi coinvolge molto. È nuda, bastano chitarra e voce, è molto essenziale eppure anche tanto emozionante”.

La sua zona preferita di Milano?

“Senza dubbio Porta Ticinese”.

Il suo è un cantautorato molto suonato e ricco di concetti e contenuti. Non si sente un po’ anacronistico?

“Forse, ma non mi interessa. Per me è naturale scrivere canzoni, è una valvola di sfogo, un’esigenza che ho e che sento interiormente. Quando scrivo non ho una band di riferimento, rappresenta qualcosa che non riesco a tenere dentro”.

La collaborazione dei suoi sogni?

Sicuramente mi sarebbe piaciuto collaborare con Joe Strummer, anche la copertina del disco è ispirata alla musica dei Clsh”.

Cosa augura a questo disco?

“Di poter essere ascoltato da qualcuno che voglia condividere con me questa notte. Anche con gli amici. Gli auguro di essere sfruttato a dovere”.

Progetti futuri?

“Sto registrando il secondo disco che sarà il sequel e si chiamerà ‘Dove eravamo rimasti’. Poi non vedo l’ora di portare la mia musica dal vivo su tanti palchi. La dimensione del palco non può mancare”.