Milano, da oggi a Brera un altro Caravaggio

Confronto a tutto tondo fra il “David con la testa di Golia“ giunto dalla Galleria Borghese e “La Cena in Emmaus“ già nelle collezioni della Pinacoteca

I due capolavori del Caravaggio presenetati ieri in Pinacoteca “La Cena in Emmaus“ che dia

I due capolavori del Caravaggio presenetati ieri in Pinacoteca “La Cena in Emmaus“ che dia

Provate ad immaginare. Caravaggio, sì proprio il grande artista lombardo, all’anagrafe Michelangelo Merisi, in fuga, dopo l’assassinio di Ranuccio Tomassoni, il 28 maggio 1606, con il cuore e la mente in subbuglio, che si sposta da una città all’altra. Vuole recapitare una tela, tramite il cardinale Scipione Borghese al pontefice Paolo V per chiedere perdono. Ospite prima nei possedimenti dei Colonna a Paliano, poi a Napoli, sempre sotto la protezione della famiglia Colonna.

Ebbene quella tela, "Il David con la testa di Golia", ora l’avete sotto gli occhi, il quadro è arrivato, dopo un trasporto difficoltoso, complicato da uno sciopero, grazie ad un prestito, dalla Galleria Borghese di Roma. E dialoga con un altro dipinto del genio lombardo, La Cena in Emmaus (1606), che dal 1939 è di casa a Brera. Da oggi, infatti, sino al 25 settembre, è possibile ammirare questi due capolavori assoluti insieme, soffermarsi sui particolari che raccontano una storia enigmatica. Ma che è innegabilmente il dramma vissuto dall’artista. Occasione unica per ammirare i due dipinti, ben consci, mettono in guardia gli esperti di storia dell’arte, che si tratta di due opere completamente diverse anche per datazione (1606 il dipinto di Brera, forse anche il David ma gli esperti propendono più per il 1609 durante il secondo soggiorno di Caravaggio a Napoli). Dicevamo i dettagli, straordinari: la testa mozzata del Golia, probabile autoritratto dell’artista, il luccichio della spada con siglato il motto agostiniano “Humilitas occidit superbiam“, le pieghe della camicia del David, la preparazione della tela, a bitume, scura. L’occhio poi corre all’altro dipinto, e colpisce l’uso della luce, che illumina il volto di un David non trionfante da un lato e di Gesù, risorto, scambiato per un viandante.

"A cinque anni di distanza dal dialogo su Caravaggio del 2017 chiediamo di nuovo al pubblico di prendere parte al dibattito sull’esatta datazione del capolavoro proveniente dalla Galleria Borghese - dice James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera -. Ogni quadro è una domanda e ci chiede di capire perché esiste". Proprio il tema del perdono riferito alla testa mozzata del gigante suggerirebbe, come hanno spiegato anche recenti studi, che la realizzazione del dipinto sia da collocare tra la fine del periodo romano e i primi mesi del soggiorno napoletano di Caravaggio. La condanna a morte dell’artista era stata pronunciata infatti nel 1606. Questo spiegherebbe anche la somiglianza stilistica con La Cena in Emmaus di Brera. Le ricerche sono aperte, anche grazie a questa mostra e a nuovi carteggi. Da non perdere.

 

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