
Blue, se l'improvvisazione è musical
Milano, 16 febbraio 2020 - Ed ora qualcosa di completamente diverso. Victoria Cabello è l’ospite speciale con cui la compagnia romana de I Bugiardini si presenta lunedì al Nazionale con “B.L.U.E - Il Musical Completamente Improvvisato”. L’idea dl musical improvvisato c’è venuta una decina di anni fa perché è un genere che negli Stati Uniti va forte dagli anni Ottanta, anche se nostra maestra è una compagnia londinese, quella degli Showstopper! A spiega Francesco Lancia, protagonista dello spettacolo e autore storico de Il Trio Medusa. "Ci siamo fatti spiegare le loro tecniche e siamo partiti, anche se con un bel po’ d’azzardo perché in Italia il musical non è ancora radicato come oltre Manica".
“BLUE” è l’acronimo di… "Ad essere sinceri non lo so neanch’io, lo sa solo l’ideatore del progetto Fabrizio Lobello. La prima ‘B’ dovrebbe stare per ‘Broadway’, ma il resto non ce l’ha mai rivelato. Un mistero".
Ci sono altri misteri nello show? "Sì, uno enorme. Nessuno sa cosa accadrà, nel senso che essendo improvvisato è aperto ad ogni eventualità. L’unica cosa certa è che si tratta di un musical con musica, canzoni e coreografie".
Vale a dire? "Noi usciamo sul palco e chiediamo al pubblico un titolo, un luogo, un’ambientazione, e poi si parte per un’oretta abbondante di spettacolo in cui tutto, ma proprio tutto, è creato al momento. Questo fa sì che ogni spettacolo sia completamente diverso dall’altro".
Il titolo più improbabile con cui vi siete confrontati? "Il nostro pubblico si diverte ad infliggerci di tutto: da ‘Masha e Osho’, ambientato ovviamente in Russia ma col santone Osho al posto dell’Orso, a ‘La maschera di Porro’, con l’ortaggio al posto Zorro. A Padova ci hanno fatto recitare addirittura ‘Il fuoco di Sant’Antonio’, ambientandolo nella basilica in fiamme".
In tutto questo c’è un’indubbia punta di sadismo. "Ogni volta che il pubblico che torna a vedere lo spettacolo lo fa armato d’intenzioni peggiori della precedente. L’anno scorso a Bologna si è arrivato addirittura a chiedere un ‘Bergoglio e pregiudizio’ ambientato oltre le sacre mura vaticane".
Come bisogna attrezzarsi per affrontare le necessità dello show? "Non facciamo prove, perché sarebbe inutile. Ma ci alleniamo di continuo, prendendo titoli dai giornali e inventandoci sopra delle storie. Allenati ad affrontare qualsiasi eventualità, come si richiede ad ogni improvvisatore, lavoriamo molto sulla prontezza a trasformare gli errori in un’opportunità, perché spesso è proprio da lì che nascono le cose più divertenti. Accanto a questo c’è il bagaglio tecnico di canto, ballo e recitazione basilare per qualsiasi attore di musical".
Due anni fa vi esibivate al Nuovo, ora al Nazionale. "La nostra è una piccola favola. Quando abbiamo iniziato, vent’anni fa, eravamo solo sei amici che si esibivano in un pub di Roma con 30 sedie (occupate per lo più da parenti). Da lì siamo passati prima ad un teatrino da 50 posti, poi ad uno da 100, poi, grazie alla curiosità del direttore artistico Michele La Ginestra, al Teatro Sette, e infine è arrivato il Nuovo di Milano. Se ripensiamo agli esordi ci gira veramente la testa. E questo ci dà anche la sfrontatezza di pensare che, se un domani le cose andassero male, possiamo sempre tornare a recitare per i 30 avventori del pub".