Alain Delon e Milano: la mappa dei luoghi di Rocco e i suoi fratelli

L’attore francese scomparso ieri fu protagonista nel 1960 del capolavoro di Luchino Visconti ambientato in città

Milano, 19 agosto 2024 – L’Arci Bellezza, il Vigorelli, l’Alfa del Portello, le case popolari di via Birago, e poi ancora viale Bligny, la vecchia Standa di via Rosmini, piazzale Lugano e infine l’Idroscalo negato e trasportato dalla finzione al lago di Fogliano, sul litorale laziale.

Alain Delon se n’è andato ieri a 88 anni, 64 anni dopo aver girato a Milano “Rocco e i suoi fratelli“, il film che lo lanciò giovanissimo nel firmamento del cinematografia mondiale. Una pellicola, ispirata dai racconti del “Ponte della Ghisolfa“ di Giovanni Testori, che mostra una Milano dolente e spietata, dove lo sguardo da cucciolo ferito dell’attore francese si scontra con le architetture imponenti, la povertà, l’emarginazione, disegnando una mappa della città che ancora sopravvive, anche se trasfigurata.

Le parole di Visconti

“Non è un film su Milano - disse il regista Luchino Visconti in un’intervista presentando dell’opera - Forse si potrebbe definire un film sull’emigrazione meridionale a Milano. Un soggetto appassionante. I meridionali a Milano trovano generalmente da sistemarsi. Tempo tre mesi hanno qualcosa in mano. Milano per l’emigrazione interna rappresenta l’Australia: non è ospitale, forse, ma è generosa”.

La mappa

Si parte dallo scantinato della case popolari di via Birago, zona Argonne (ancora esistenti e riqualificate) dove la numerosa famiglia lucana Parondi trova sistemazione subito sopo lo sbarco nella metropoli e dalle cui piccole finestre ammira i fiocchi di neve, che significano freddo ma anche opportunità di lavoro (come spalatori).

Poi un altro seminterrato: la palestra di quella che adesso è l’Arci Bellezza e che nel film è la culla delle speranze, dolorose come un incontro di pugilato, dei protagonisti. Speranze che diventano più consistenti al Vigorelli, velodromo ma all’occorrenza anche palazzetto dello sport, dove si misurano le ambizioni di Simone, il fratello predestinato e poi perduto, che lascerà il testimone sportivo a Rocco.

Il lavoro

Ci sono poi i luoghi luminosi come la tintoria di viale Bligny dove Rocco trova lavoro e fa strage di cuori tra le commesse, ma anche l’ingresso dello stabilimento Alfa al Portello - dove il più piccolo dei Parondi lavora e dove abbraccia la fidanza Franca - fino alle terrazze del Duomo, teatro di una struggente scena d’amore tra Rocco e Nadia.

Ci sono infine i posti della violenza, i campi di piazzale Lugano, uno dei “buchi neri“ della città per decenni, dove si consuma lo stupro e lo scontro tra i fratelli e, ancora, l’ingresso del Vigorelli in via Arona, teatro della rissa dopo il primo incontro di Simone.

E il più tragico: l’Idroscalo, dove Simone aggredisce e uccide Nadia. Il set previsto era appunto il grande bacino ai confini dell’aeroporto di Linate, come nel racconto di Testori, ma l’allora presidente della Provincia (responsabile dell’area), il democristiano Adrio Casati (che sarà poi senatore e presidente dell’Ente Fiera da 1965 al 1978) negò il permesso, con le seguente motivazioni: “Noi pensiamo che l’Idroscalo stia per diventare il polmone della città: un luogo per gente sana, sportiva, per i giovani. Non desideriamo che se ne offra una diversa interpretazione”.

Il trasferimento

Per evitare ulteriori problemi si decise di trasferire la scena sul litorale laziale, in provincia di Latina, sul lago di Fogliano. Macabra coincidenza volle che il giorno in cui la troupe partì da Milano, proprio all’Idroscalo venne ritrovato il cadavere di una donna uccisa con oltre trenta coltellate.